Non molto tempo fa il giornalista Enrico Mentana diventava quasi una “star” per aver apostrofato un commentatore su facebook con il termine “webete”, definendolo appunto un ebete sul web e riferendosi alla sua stupidità nell’essere totalmente ignorante e razzista. Sempre non molto tempo fa l’intellettuale Umberto Eco ci regalava questa lucida analisi dell’ormai regnante mondo dei social: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
Da questi due assunti si può partire, e Umberto Eco è citato chiaramente anche nel film stesso, per descrivere questa ultima piacevolissima fatica di Edoardo Leo, nuovamente impegnato sia come interprete che come regista. Che vuoi che sia, infatti, esplora con grande lucidità, senza mai abbandonare i toni della leggerezza e dell’ironia, l’ingerenza del mondo virtuale su quello reale e le implicazioni sociali e morali che questo rapporto ha sviluppato in maniera sempre più pregnante nel corso degli ultimi anni.
Black Mirror, la serie britannica più amata dagli appassionati di telefilm, è sicuramente dietro l’angolo, seppur Leo non ha nulla a che vedere con la cattiveria e la potenza narrativa di quest’opera distopica, alienata e alienante. Ma lo spunto è sicuramente visibile, tanto che la corsa ai like e alle visualizzazioni sfrenate richiama potentemente alla mente uno degli episodi della freschissima terza stagione della serie.
Ma tornando strettamente al film, il tema di fondo è questo: Claudio e Anna sono una coppia innamorata e desiderosa di avere un figlio, ma il momento non è proprio dei più ideali, perché lei fa l’insegnante precaria e spera di diventare di ruolo e lui, ingegnere informatico, si arrabatta nel sistemare pc nel negozietto da fotografo dello zio, per cui le condizioni economiche non sono delle migliori. Claudio, però, vuole sviluppare un’idea sul web, utile anche per l’utenza: creare un portare come TripAdvisor, che però metta a confronto i liberi professionisti, con un sistema di votazione fatto dai giudizi dei loro clienti.
Per sviluppare questa idea ha bisogno, però, di 20.000 euro e così decide di creare una campagna di crowdfunding (una raccolta fondi sul web), per racimolare la somma. Purtroppo, dopo giorni e giorni, la cifra si aggira solo intorno ai 70 euro. Sfiduciato e deluso una sera esce con Anna e insieme bevono fino allo sfinimento, arrivando a postare, ubriachi fradici, un video molto particolare sulla pagina del crowdfunding: i due, a mo’ di provocazione, annunciano che se raggiungeranno la cifra prevista, posteranno un video in cui fanno l’amore. Chiaramente l’intento dei ragazzi era di sottolineare quanto l’utente del web sia più interessato a stupidaggini che a cose realmente utili, ma straordinariamente, e nemmeno tanto sorprendentemente, nel giro di poco tempo, nonostante le richieste di Claudio di cancellare l’account, un volta resosi conto di aver fatto un errore, le offerte cominciano a schizzare, fino a quando non supereranno i 250.000 euro.
Ed ecco snodarsi il vero sunto dell’opera: il dilemma etico che si pone davanti ai due ragazzi, ma anche a noi spettatori. Violare la propria intimità per darla in pasto ad una marea di “webeti” per riuscire finalmente ad esaudire il proprio desiderio di crearsi una famiglia e una stabilità economica o rimanere saldi ai propri principi nonostante si affoghi nelle difficoltà? Da qui una serie di avventure e disavventure che ci faranno sorridere e ci faranno anche rivedere su grande schermo ciò che effettivamente ogni giorno accade nelle nostre vite sommerse dalla vacuità di un mondo che ormai fagocita tutto e tutti alla velocità della luce.
Tutto questo, seppur non manchino momenti comici non troppo riusciti e già visti nel nostro cinema meno “maturo”, è arricchito dalla bellezza della storia d’amore tra i due protagonisti (la “non dichiarazione” d’amore finale di Claudio nei confronti di Anna, basata sul loro modo di comunicare mostrato durante tutto il film, è davvero molto tenera), dalla presenza di personaggi come lo zio Rocco Papaleo (cinico e ficcante al punto giusto) e i rispettivi padri Bebo Storti e Massimo Wertmüller; da un buon utilizzo della colonna sonora e dall’inserimento di alcune sequenze “oniriche” e deliranti (il sogno di Anna, perfettamente incarnata da Anna Foglietta e la serata in discoteca di Claudio), che ben ci connettono al tema di fondo e allo straniamento provato dai due protagonisti, ancora abbarbicati ad un’esistenza più reale che virtuale.
Per tutti questi motivi si può dire che Edoardo Leo ha sfornato un’opera decisamente apprezzabile, regalandoci molti sorrisi (una delle colleghe di Anna, interpretata da Maria Di Biase, è davvero esilarante) e tanti spunti di riflessione.
ALESSANDRA CAVISI