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L'”alterata incoscienza” degli Earthset in un convincente album d’esordio

EarthsetInAStateOfAlteredUnconsciousnessCOVERIn a State of Altered Unconsciousness è il primo lavoro della formazione indipendente made in Bologna degli Earthset, un progetto nato nel Gennaio del 2012 dall’incontro tra Luigi Varanese (basso), Costantino Mazzoccoli (chitarra), Emanuele Orsini (batteria) ed Ezio Romano (voce e chitarra), tutti dell’ottima annata 1990.

Si tratta di un concept album formato da undici stati di “alterata incoscienza”, partorito dopo due anni di live in cui la band ha portato in giro il demo-Ep Earthset from the moon, datato 2013.

L’intero lavoro è un crossover di generi, in cui spiccano, tra i suoni indie-rock, psichedelia, prog-rock, echi di new wave e il sempre ben accetto grunge.

L’album si apre con un prologo, Ouverture, in cui il pianoforte suonato da Laura Molinaro lascia sospesi. La sensazione di smarrimento iniziale sfocia nelle atmosfere più decise e aggressive dei tre brani successivi, sicuramente i più riusciti dell’album, Drop, The Abscence Theory e il singolo (r)Evolution of the Species.

Drop, ibrida psichedelia, stoner e grunge fa capire immediatamente di cosa si sta parlando. The Absence Theory più leggera, ma non meno potente, è un brano post-grunge in cui potremmo scorgere Incubus e Foo Fighters.

(r)Evolution of the Species è una montagna russa che ti tiene in stato di grazia confusionale e con il battito accelerato; cambi di tempo, giri della morte vocali, salite e discese melodiche.

Epiphany, inizialmente acustica e malinconica, lascia riprendere un po’ di fiato che servirà da metà canzone in poi. So what! suona un moderno post-punk britannico alla Maximo Park e Kaiser Chief. La strumentale Skizofonìa è vera e propria schizofrenia musicale, fonde acida new wave e noise incazzato. Titolo azzeccatissimo. Esaltante, Gone mantiene alte le battute con una ritmica martellante. A.S.T.R.A.Y. mette assieme Jeff Buckley, Alice in Chains e Mother Love Bone. In Lovecraft le atmosfere si fanno oniriche, proprio come nelle storie dello scrittore statunitense H.P. Lovecraft, cui il brano è dedicato. Si chiude con i sette minuti abbondanti di Circle Sea, che contiene l’epilogo pianistico che richiama l’iniziale Ouverture.

Sicuramente una band difficile da catalogare. Le citazioni musicali sono molteplici ma mai esasperate. Nei testi sono continui i riferimenti alla filosofia e alla psicoanalisi, alla sociologia, alle teorie economiche, alla mitologia e alla letteratura.

È un malinconico pessimismo a regnare in quest’album, e senza mai scivolare nel nichilismo, sono sensazioni incontrollate come solitudine, smarrimento, ira, paura e instabilità a farla da padrone. Una rabbiosa incertezza trasmessa anche dalla potente e sofferente voce di Ezio Romano, che dialogando costantemente con il resto della band, risulta sempre al posto giusto. È proprio questa amalgama perfetta a tenere sempre alta la curiosità, e a rendere il tutto ascoltabile e (quasi) mai noioso.

Il songwriting si rivela importante tanto quanto la musica, e nasconde una critica velata al “sistema” che produce uno stato di assuefatta schiavitù generando una condizione di bisogno imperioso, con dipendenza psichica e spesso anche fisica.

In a State of Altered Unconsciousness è autoprodotto con il prezioso contributo di Carlo Marrone (già produttore per Petali di Gianluca Mondo e polistrumentista con, tra gli altri, My Own Parasite, Carlomargot, Murder, ora Soren Larsen) che ha anche suonato in alcune tracce, ed Enrico Capalbo (fonico presso lo studio Fonoprint di Bologna, e sound engineer per, tra gli altri, Arto Lindsay, Luca Carboni, Gianmaria Testa, Paolo Fresu, Ofeliadorme, Francesco Guccini, Humberto Gatica, polistrumentista attualmente Soren Larsen).

Cieli grigi, ombre nella nebbia, strade perdute; il tempo scorre impetuoso e una fuga sembra improbabile ma non impossibile…

Video di (r)Evolution of the Species: https://www.youtube.com/watch?v=JGSGU8S1d1E

Pagina facebook: https://www.facebook.com/Earthset

ANDREA SALLUSTIO

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