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Con “Boxe”, Giargo e i Baia Zaiana alternano leggerezza e malinconia

giargoboxecoverGiargo è un artista foggiano di stanza ormai da molti anni a Bologna. Dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti, da poco ha dato alle stampe il suo debut album, Boxe, accompagnato dai Baia Zaiana, band che si occupa di arrangiare e produrre i suoi brani oltre che accompagnarlo durante i concerti live.

Come sempre più spesso capita al giorno d’oggi, Boxe è stato stampato anche su vinile, oltre che in digitale, e in questo caso ci fa piacere sottolinearlo per l’attenzione che l’artista ha riposto nella tracklist dell’album e nel suo andamento, tanto è vero che la consueta suddivisione in lato A e lato B, tipica dei vinili, riesce in questo caso a rappresentare perfettamente il percorso in crescendo che questo disco ci fa fare, conducendoci dai momenti più leggeri e frivoli a quelli più introspettivi e malinconici, scanditi rispettivamente da un passaggio continuo tra canzoni più gioiose e altre più nostalgiche.

Nella prima parte, ricca di influenze latin jazz e funk, si apre con Piaggio, brano in grado di raccontare e far rivivere le cose semplici, simboli di una generazione che non avrebbe voluto mai crescere. È proprio il termine Crescere a dare poi il titolo al brano successivo, dalle sfumature mediterranee enfatizzate dal bel lavoro dei Baia Zaiana. Questa canzone è inoltre caratterizzata dalla lingua napoletana che rende il tutto più frizzante. Napoli, d’altra parte, rappresenta uno dei perni dell’album, in quanto è la città dove questo progetto viene in parte registrato e terminato, quindi, un luogo fondamentale per riuscire a comprendere ancora meglio la solarità intrinseca in alcuni dei brani e che si trova, inoltre, alla base del panorama di buona parte della musica italiana. Il brano successivo è proprio Boxe, da cui prende il nome il disco. Più che essere una vera e propria canzone, Boxe sembra un monologo che intraprende l’artista con se stesso, quasi senza un vero e proprio filo logico ma in cui si scorge una sorta di leggerezza palpabile. Continuando con l’ascolto, troviamo Buonasyra, uno dei brani più bizzarri del disco, con l’allegria dei fiati sguinzagliata a più non posso. Il lato A si conclude con Basilico, che ci riconduce con la mente all’importanza delle cose semplici cantate in Piaggio.

Le atmosfere da godimento rilassato della prima parte sfumano poi, come si diceva, nei toni più malinconici e talvolta mistici della seconda, caratterizzata da sonorità fusion e vicine alle atmosfere degli anni 70, soprattutto in brani come Malinconij e Miracolo. Con il pianistico Proemio si torna con la mente nella città partenopea ma la passeggiata continua nel brano successivo, Dante, che ci porta a Piazza Dante sulla scia di una avventura amorosa. Boxe termina, infine, con Materassi, nel quale le chitarre creano un’armonia dolce e delicata che accompagna l’ascoltatore a destinazione, lasciando in bocca il sapore di una bibita fresca sorseggiata con fare sbarazzino.

Non vediamo l’ora di scoprire dove potrà ancora condurci la musica di questo brioso artista, che riesce a spaziare tra diversi stili restando sempre a suo modo molto caratteristico e caratteristicamente esotico, come la copertina del disco.

Qui il link per ascoltare Boxe su Spotify:

 

GIULIA RUSSO

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