Sposarsi a diciannove anni, vergine, con un ragazzo che si conosce appena. Non è una storia di tempi remoti, e nemmeno un racconto ambientato sotto una qualche dittatura teocratica. Siamo a Londra, nel 2008. Chani e Baruch però vivono nella capitale inglese – e nel mondo occidentale – solo fisicamente, perché spiritualmente e culturalmente appartengono a un mondo lontanissimo, quello della comunità ebrea ultraortodossa: è un mondo in cui a vent’anni sei terrorizzata dall’idea di restare zitella, in cui le donne sposate indossano parrucche perché è disdicevole mostrare la chioma agli estranei, dove alle feste uomini e donne sono rigidamente separati, e dove l’unico modo per conoscere il proprio futuro consorte è affidarsi a una serie di incontri combinati e sperare che quello che ti appare più papabile ricambi l’interesse, una specie di speed date osservante, con tanto di vestale.
Chani e Baruch si conoscono in questo modo, si scelgono e, nonostante i tentativi di boicottaggio della madre di lui, appartenente a una famiglia più importante e facoltosa, arrivano al grande giorno, fra i mille dubbi, paure, insicurezze, tragicomiche ansie, che inevitabilmente affollano la mente di giovani che hanno una vita diversa ma le stesse emozioni dei loro coetanei. E proprio come i loro diversi-ma-non-troppo coetanei si muovono perplessi in un mondo di persone, famiglie e relazioni con tutto il loro carico di sentimenti, errori, amori, tormenti: la moglie del rabbino, donna devota ma nell’intimo nostalgica del proprio passato che fugge alla ricerca della libertà perduta; la madre di Chani e il suo crollo nervoso alla scoperta di essere in attesa della nona figlia femmina, l’ennesima figlia che dovrà essere “sistemata”; Avromi e il suo amore impossibile per una “goy”, una ragazza esterna alla comunità e alle sue regole…
Ne Il matrimonio di Chani Kaufman (edito da LiberAria e ottimamente tradotto da Paolo Lorusso) Eve Harris racconta una realtà che conosce bene e lo fa senza giudicare, con empatia, delicatezza, vivacità, ironia, e la consapevolezza che non importa in quale parte del mondo ci troviamo, quale dio guida le nostre azioni, da chi è formata la nostra famiglia, alla fine quello che cerchiamo tutti, più di tutto, in tutti i modi, è qualcuno che ci accompagni lungo questo cammino che non è facile per nessuno, è quello che possiamo chiamare Amore.
LETIZIA BOGNANNI