Può un lavoro letterario essere paragonato ad una chiave virtuale? Ad un passe-partout universale che apra su continenti lontani? Musica migrante, la seconda opera di Luca D’Ambrosio, già giornalista musicale e autore di La musica per me, può e ci riesce in pieno. Già il titolo apre a scenari complessi e innovativi, coesi in questo binomio che racchiude in sé due mondi, quello della musica e il fenomeno delle migrazioni, che spesso si tende a considerare distanti ma che l’autore riesce a fondere perfettamente intraprendendo un viaggio tra viaggiatori non comuni e soprattutto – cosa non scontata – sapendoli ascoltare.
Ed ecco allora che cominciano a scorrere dei nomi: Youssuf, Adama, Nana… ma ancor di più scorrono luoghi: la Nigeria, il Mali, il Camerun… e così in un crescendo intenso, storia dopo storia, emozione dopo emozione, l’autore e i suoi interlocutori ci fanno percorrere strade mai percorse prima e scoprire orizzonti lontani dal grande fascino. Questi percorsi suggestivi si svelano e si scontrano però anche con la dura realtà (quella extramusicale) vissuta in quei luoghi e raccontata dai protagonisti, che ci accompagnano nel loro vissuto spesso impregnato di solitudine e violenza.
Eppure Musica migrante non è un libro di protesta o denuncia, infatti Luca D’Ambrosio preferisce piuttosto prenderci per mano e invitarci a conoscere ciò che i migranti portano nel loro cuore attraverso la loro musica, e le pagine del volume, partendo da vicende di vita vissuta, si aprono quindi principalmente sul patrimonio musicale di interi popoli, di intere generazioni, che anche quando si sono trovate a dover attraversare i propri confini, a doversi adattare a nuovi stili di vita in realtà molto spesso diversi se non in antitesi col loro modo di essere, non hanno mai perso le loro “sonorità interiori”, trasformandosi in vettori spesso inconsapevoli di una cultura millenaria dove musica, canti, ritmi spesso ipnotici e coinvolgenti hanno dato vita a moltissimi generi musicali che ci accompagnano nel quotidiano e nella memoria.
L’autore però va ancora oltre e non si è risparmiato nell’elencare e nel descrivere in modo minuzioso tanti strumenti musicali tipici dei luoghi di cui si parla ed elencando brani, autori, artisti e tutte le fonti e i moderni canali social dove poterli ascoltare ed apprezzare. Qui è la chiave di quest’opera, che fa nascere prepotentemente nel lettore la curiosità, la voglia di entrare in questo mondo sconosciuto per la maggior parte di noi ma ricco di fascino, facendo venire il desiderio di ascoltare questa musica da noi così lontana ma al contempo così vicina, appunto questa “musica migrante” che nasce dove la civiltà umana ha avuto origine, il luogo dal quale l’uomo è migrato ovunque, con la sua musica nel cuore.
MARIANO ERRA