La Pescatora è un ottimo cortometraggio, intenso e molto comunicativo, dedicato al tema della violenza di genere, che ha partecipato a numerosi festival nazionali e internazionali (tra i quali il Festival del Cinema Europeo, il Salina Doc. Festival, il PÖFF Shorts e molti altri).
Nonostante le lotte portate avanti nel corso degli anni da molte donne forti e coraggiose, nonostante i progressi che la società cerca di compiere evolvendosi a piccoli passi, ancora oggi la discriminazione di genere è un “mostro” difficile da fronteggiare e da vincere.
Lo sa bene la protagonista di questo bellissima storia, interpretata intensamente e in maniera molto convincente dalla regista dell’opera, Lucia Lorè, che deve attraversare l’inferno solo per essere quello che ha sempre voluto essere.
Lea, questo è il suo nome, deve scontrarsi con una mentalità gretta e ancora molto arretrata che vede preclusa alle donne la possibilità di andare sui pescherecci per mare, cosa che lei, invece, si ostina a fare, facendo infuriare un suo collega pescatore che arriverà a compiere gesti estremi per cercare di rimarcare con la forza questo concetto che la protagonista non vuole accettare e subire ‘passivamente, ribellandosi ad uno stato di cose anacronistico e inaccettabile, dimostrando una caparbietà e una forza di volontà a tratti commoventi.
La Pescatora è un’opera contrassegnata da un’ottima fotografia e da uno stile recitativo molto naturale, che in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ci sentiamo di lodare per la sua asciuttezza di toni e per la sua estrema comunicatività.
Siamo, infatti, di fronte a un corto che non scade nel patetismo ma che al tempo stesso non manca di rimarcare con grande potenza il concetto di fondo, restituendoci una figura femminile che non soccombe allo stato delle cose e, pur pagando delle indescrivibili conseguenze, prosegue a testa alta sul suo cammino, non rassegnandosi ad essere una “sirenetta”, ma combattendo fino in fondo per essere una “pescatora”.
Una donna che nel mare ha deciso di esprimere la propria libertà, vivendo appieno la sua natura e contrastando l’idea di una società patriarcale, dove le viene impedito di essere se stessa.
Del resto come diceva Samuel Beckett, “non c’è fine al mare”, così come non c’è fine a quello che una donna può subire solo in quanto donna, come dimostrato dalla terribile storia di questa “pescatora” che si troverà a mischiare il mare con le sue lacrime, decidendo però di non annegarvi, ma di risalire in superficie contrastando il suo nemico con rimarchevole e commovente tenacia.
ALESSANDRA CAVISI