Una nuova vita che si aggiunge alle altre mille vite di Manuel Agnelli. Come si potrebbe intendere diversamente la pubblicazione di un album solista piovutoci addosso con la sua carica di riflessioni dense come nubi temporalesche e di orchestrazioni oscure che sembrano rifiutare l’eredità degli Afterhours da Germi in poi, che seppelliscono sotto cumuli di maturità gli Afterhours dei tre dischi che hanno preceduto Germi e che strizzano l’occhio con ghigno sornione al presente più mainstream del nostro capelluto rocker?
Paradossalmente, si potrebbe anche dire, è una nuova vita che prende forma proprio nel momento in cui le vite di tutti noi hanno subito l’ormai storico stand-by del lockdown per il COVID-19. Quasi a doverlo ringraziare un po’ questo lockdown, che ha costretto Manuel a restar fermo (ma non “zitto e buono”) tra le mura di casa lasciandogli la calma di comporre senza concedergli però la previsione di quale sarebbe stato il futuro di quelle canzoni, semmai avrebbero avuto un futuro, il che si traduce essenzialmente in una libertà compositiva forse mai avuta dalla metà degli anni 80.
Il risultato è autentico, riconoscibile seppur imprevedibile, coerentemente instabile negli arrangiamenti che talvolta sono cupi, essenziali e intimi, mentre altre volte si aprono alle distorsioni e alla ruvidità a cui ci ha ben abituati la “band madre”, spiazzando per la varietà di ingredienti messi in campo che mostrano contemporaneamente, come un quadro di Picasso, diverse angolazioni del volto di Manuel Agnelli, sia inteso come volto artistico che come volto reale, se pensiamo alla copertina che nel fronte mostra il suo volto in fiamme e ritratto ai giorni nostri mentre nel retro lo mostra giovane e scanzonato con la sua compagna.
Molto personali (e dunque già da soli bastano a giustificare la necessità di uscire a suo nome anziché sotto il nome degli Afterhours) sono i testi, dai temi spirituali e romantici ma di quella spiritualità che non nasce in chiesa o nei libri ma che può scaturire solo durante una vita che divora esperienze a 300 all’ora e di quel romanticismo impregnato di Sturm und Drang.
Certamente Manuel aveva bisogno di questo disco ma anche noi, oggi più che mai, nell’era dei singoli “mordi e fuggi” e delle produzioni plastiche che tra strumenti elettronici e autotune lasciano ben poco all’umano talento, avevamo bisogno di ascoltare qualcosa di così crudo e vero, avevamo bisogno di quest’imperfetta meraviglia di viscerale passionalità e di tutta la bellezza disarmante che la libertà lascia dietro di sé al suo passaggio.
Ora non resta che assistere dal vivo alla nascita di questa nuova vita dopo le mille vite di Manuel Agnelli, dal momento che il tour inizierà solo nei prossimi giorni. La band che lo accompagnerà sarà la stessa dei concerti estivi, ovvero i due Little Pieces of Marmalade, Frankie e DD, alle chitarre e alla batteria, Giacomo Rossetti dei Negrita al basso e Beatrice Antolini al pianoforte, synth pad e basso, per cui c’è da aspettarsi grandi cose.
Qui le date in continuo aggiornamento.
ELIDE FERRARI