Seconda regia di Pierfrancesco Diliberto, ex iena, meglio noto con il nome di Pif, In guerra per amore a suo modo può definirsi quasi un prequel del suo esordio dietro la cinepresa tramutatosi in uno straordinario successo di pubblico e di critica, La mafia uccide solo di estate.
Prequel perché il protagonista, il tenero Arturo Giammaresi, porta lo stesso cognome del protagonista del primo film ed è anche lui palermitano; prequel anche perché la tematica della mafia e delle sue relazioni con i poteri forti sono anche qui ben evidenziate.
Arturo, il protagonista, è un camerierino palermitano emigrato a New York, innamorato della bella Flora, ma la ragazza è promessa a un giovane molto vicino a Lucky Luciano per cui ad Arturo non rimane altro che partire per la Sicilia, dove si trova il padre della sua innamorata, allo scopo di ottenerne la mano ufficialmente.
Nella candida storia d’amore e nell’idea di ottenere la mano della fanciulla Flora, il film riprende in qualche modo La vita è bella, uno dei più bei film diretti da Roberto Benigni, premio Oscar 1999 nonché pellicola che, come questa di Pif, sposa l’impegno della denuncia della guerra con momenti di commedia sentimentale anche molto spassosi.
Pif però segue una strada più tortuosa e in salita rispetto a quella di Benigni, che tutto sommato strizzava spesso l’occhio ai potenti ed è un esempio il clamoroso errore storico che vede entrare in Auschwitz truppe nordamernicane anziché russe, come avvenne invece nella realtà. Il regista siciliano invece spinge l’acceleratore seguendo pedissequamente i fatti storici, citando tra gli altri in una foto pluripremiata di Robert Capa, il notissimo fotoreporter bellico, e la fine ingloriosa di Mussolini (in una scena fa finire a testa in giù la sua statua lanciata dal balcone da un suo seguace deluso).
Sia pur con limitati mezzi, Pif riesce insomma a far rivivere lo sbarco in Sicilia – alias operazione Husky – e sposa completamente la tesi che afferma esistere una chiara connivenza tra la mafia italoamericana e i comandi militari alleati; difatti, secondo quanto affermato nella pellicola, l’estrema facilità con cui fu presa l’isola fu determinata da questi rapporti a monte: un ricorso storico che riporta allo sbarco a Marsala di Garibaldi, a sua volta apparentemente favorito sia dagli inglesi che dai capomafia locali.
Bravi tutti gli interpreti, asciutti ed essenziali, e un plauso particolare alla coppia Sergio Vespertino – Maurizio Bologna, il Gatto e la Volpe di collodiana memoria, che si rifanno a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia del Pinocchio di Comencini.
Originale pure nella continua comparazione con pellicole più celebri (Arturo è un Forrest Gump, uomo semplice e cocciuto alle prese con eventi più grandi di lui) e con qualche stereotipo di troppo (l’italoamericano mafioso o ingenuo, il siciliano duro e poco flessibile), In guerra per amore è tuttavia un ottimo prodotto e una interessante maniera di spiegare episodi storici quasi caduti nel dimenticatoio: non a caso molti accadimenti vengono visti secondo il punto di vista di un bambino poiché oggi, a settant’anni dalla conclusione della guerra, gli unici testimoni rimasti sono proprio i bambini della guerra, ormai pluriottantenni.
Qui il trailer del film: https://www.youtube.com/watch?v=ydJY-01ko3o
FRANCESCA BARILE