L’amore è immortale. Pur declinandosi in modo diverso nei secoli, il modo in cui l’amore fa palpitare il cuore degli innamorati non cambia, resta immutato e puro, sospeso dolcemente nella sua eternità. Dai sonetti intramontabili di William Shakespeare, che entrano ancora oggi dai caldi corridoi della valvola mitrale preceduti da tappeti rossi e seguiti da scrosci di applausi che si generano all’altezza dello stomaco, il linguaggio degli amanti non è mai cambiato perché non parla la lingua cangiante dei popoli ma la lingua universale del cuore. “A dire il vero io non t’amo coi miei occhi / perché in te notano un’infinità di colpe. / Solo il mio cuore ama quanto essi sdegnano / e, a dispetto loro, è lieto del suo ardore” cantava ad esempio l’illustre vate della rima amorosa in uno dei suoi meravigliosi sonetti. Lo diceva ovviamente nel suo inglese dell’epoca, qui tradotto come meglio si poteva (benché a mio avviso la poesia non dovrebbe mai esser tradotta), ma quanto ancora attuali risuonano le sue parole agli amanti di oggi! Sì, perché l’amore è immortale come la poesia e per questo non stupisce che le stesse identiche corde dell’anima toccate da Shakespeare risuonino ancora oggi immutate e vivide tra i versi di poeti contemporanei come Romina Carrisi (il cui nome non lascia dubbi sulle sue origini), autrice della raccolta intitolata Se solo fossimo altrove, pubblicata nel 2016 da Miraggi Edizioni ma scoperta dal nostro magazine solo da poco tempo. Certo è il caso di dire “meglio tardi che mai”, anche perché, come si affermava prima, l’amore è immortale così come la poesia e quindi non importa se sono trascorsi quattro giorni, quattro anni o, chissà, quattro secoli, dal momento in cui queste parole sono state pensate, pronunciate o impresse per la prima volta su carta, poiché la loro capacità di dar voce al linguaggio degli amanti, colti qui soprattutto durante le loro inquietudini e i loro tormenti, è e resterà sempre la stessa, immune al tempo che passa e al vorticoso alternarsi delle mode. “Sei la sfumatura buia della gioia temporanea / il letto disfatto di un amore vacuo / sei l’ombra latente e lontana / spoglia sopra scogli / corrosi con calma / da onde onniscienti. / Eppure / io ti amo” scrive Romina tra le vispe allitterazioni di Mi ricordi le notti, una delle tante poesie di questa raccolta in cui la figlia d’arte affronta con coraggio i fallimenti e i ricordi ma anche gli irrinunciabili sogni, mossa da una fiducia incondizionata nell’Amore con la A maiuscola.
Quelli di Romina sono versi autentici, che spesso bruciano, graffiano la pelle, sprofondano nell’oscurità degli abissi per proteggersi dalle luci invadenti; ma il buio nel cuore non può durare a lungo e così altri versi prendono subito a brillare di luce propria, rinascono dalle oscure acque del passato e, senza scordare le lezioni impartite dal dolore, tornano comunque a dare ancora una volta fiducia al futuro (“Il bene che ti ho voluto / lo lascio sul comodino / ed esco col bene / che vorrò a qualcun altro” da Il bene che ti ho voluto). Le parole di Romina hanno quel delicato profumo di quotidianità che ci sembra di riconoscere subito, come quegli odori a cui non sappiamo dare un nome ma che conosciamo bene perché riportano alla mente pezzi di noi troppo a lungo dimenticati, nascosti negli anfratti più bui dell’anima. Le sue melodie sono melodie attuali, che si armonizzano con i nostri giorni e come leggiadre ballerine danzano in punta di piedi seguendo il ritmo dei nostri stessi battiti. Sarà per questo che è tanto facile riconoscersi in versi come “Non ci vergogniamo / di quello che / ci sussurra il cuore / amiamo con la stessa / intensità / con cui divoriamo / la notte” (da Affamati) o “Cammino sola / con la luna a metà / con la pretesa di trovare la felicità / che tante volte ho sentito urlare / “sono qui!” / ma è solo un’eco lontana / di un sogno vicino” (da Anche di notte). Le parole inanellate con cura in questo libro risuonano perciò vicine, a volte vicinissime. Addirittura ti toccano con quel tocco leggero che scandisce i pensieri per fargli spiccare il volo e volteggiare altissimi in un cielo di solitudine librandosi su un palpitante anelito d’infinito, infrangendosi talvolta su nuvole di labbra ebbre morse dal piacere mentre cavalcano a briglie sciolte la vita. Tutto ciò rende questa raccolta prima di tutto un diario intimo, personale, sofferto, in cui l’amore non è solo quello di coppia ma è anche quello di Lei, struggente sia perché è fin troppo facile comprendere a chi sia dedicata e sia perché è impossibile non lasciarsi lacerare dal dolore mentre Romina ci rivela che “l’essenza dell’amore incolmabile / mi sussurra piano di non dimenticare / di non dimenticarti”; o la lunga e travolgente Testamento, che lascia con un nodo strettissimo alla gola, e, ancora, la delicata Capelli bianchi, due tra i momenti in cui più che mai viene in mente una delle principali muse dell’autrice stessa, ovvero Alda Merini, soprattutto quando, tra i versi de Il mio passato, affermava: “Devo liberarmi del tempo / e vivere il presente giacché non esiste altro tempo / che questo meraviglioso istante”.
Quella di Romina è una nuova candida e sensuale voce che delicatamente si fa spazio nella poesia contemporanea mossa dall’elica delle emozioni e dal bisogno di spontaneità nei sentimenti alla ricerca di quel ritmo immortale che lega ogni cuore. I lettori ideali di questa raccolta sono quindi principalmente tutti gli “inguaribili romantici” a cui, come dichiara Romina stessa nella premessa, “piace essere vissuti dall’amore – quell’Amore con la A maiuscola che, prosegue sempre l’autrice – ci mangia vivi e noi rimaniamo delle carcasse fatte di petali di rose rosse e ricordi di parole dolci”.
Qui la scheda del libro sul sito della casa editrice: https://www.miraggiedizioni.it/prodotto/se-solo-fossimo-altrove/
DORIANA TOZZI