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Una Rosa Blu: ribellarsi ai soprusi e reagire con grinta

locandinaunarosabluTorna al suo primo amore, il cortometraggio, il regista sipontino Stefano Simone, da anni ormai alle prese con il lungometraggio. E lo fa con un prodotto che ha sicuramente intenti pedagogici, studiato per trasmettere ai più giovani determinati concetti con scopo fortemente educativo.

Girato all’interno dell’istituto scolastico Sommeiller di Torino, Una Rosa Blu vede come protagonisti attori non professionisti, cosa che abbassa notevolmente il livello recitativo del prodotto, ma riesce a comunicare in maniera efficace il disagio vissuto dalla ragazzina al centro della narrazione, oggetto di attenzioni morbose da parte del compagno della madre, cieca di fronte alla situazione che sua figlia sta vivendo.

Dopo esseri interessato alla piaga del bullismo con il lungometraggio Fuoco e Fumo, Simone torna ad occuparsi di un tema importante, in questo caso il disagio giovanile e la pedofilia, cercando di trasmettere l’importanza di ribellarsi laddove possibile, ma soprattutto, questo l’aspetto più originale del corto, di non lasciarsi affossare, seppur con supporti psicologici adeguati, e di reagire senza rinnegare le cose belle della vita, che al di là del terrore provato, valgono la pena di essere vissute (funzionalissimo in tal senso il finale in cui la protagonista appare avvolta da una luce più intensa e finalmente veste di colori diversi dal nero, indossato precedentemente per non essere troppo appariscente e non attirare le attenzioni indesiderate del compagno di sua madre).

Interessante anche la sceneggiatura, scritta da Sabrina Gonzatto, che gioca con dei dialoghi in cui non c’è bisogno di espletare in maniera didascalica l’abuso sessuale subito dalla ragazza, ma dove emerge comunque il disagio provato e la voglia di rivalsa, che non la fa desistere dal desiderio di approcciarsi alle altre persone e di poter vivere i propri sentimenti alla luce del sole.

Una Rosa Blu verrà distribuito il prossimo lunedì su Amazon UK e USA. Nel frattempo possiamo dire che si tratta di una buona occasione per i giovani, ma anche per gli adulti, di riflettere e discutere su un tema molto importante e non trascurabile, visto che, così come recita la didascalia iniziale del corto, “in Italia è statisticamente riportato che il 2% dei ragazzi è vittima di abusi sessuali. In una scuola di 500 alunni, mediamente ci sono 10 ragazzi che hanno avuto esperienze traumatiche con conseguenze durevoli nel tempo”.

ALESSANDRA CAVISI

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