Una serie di racconti al limite tra il grottesco e l’assurdo: una coppia di sposi che proprio nel giorno del matrimonio è costretta ad affrontare un’incredibile crisi, un uomo vittima della burocrazia e di una società di rimozione auto, un diverbio tra automobilisti che finirà in modo tutt’altro che pacifico, un gangster che, casualmente, si trova a cenare proprio nel locale in cui lavora la figlia di una delle sue vittime e un incidente dai risvolti inaspettati.
Nel nuovo film diretto da Damián Szifrón e prodotto da Pedro Almodòvar, tutte le assurdità e le brutture del genere umano vengono portate sul grande schermo con sapiente ironia, evidenziando come esse siano spesso frutto di una crudelissima logica.
Storie Pazzesche è un esempio ben riuscito del nuovo cinema argentino, un prodotto commerciale ma non per questo di bassa qualità, in cui regia e fotografia sono accuratamente studiate.
Ciò che attrae di questo film, è l’abilità di trovare un punto d’incontro tra la leggerezza della narrazione e la pesantezza delle storie narrate. Dietro l’apparente comicità, infatti, si nasconde un mondo tutt’altro che allegro, in cui i personaggi sono vittime del proprio istinto animalesco e, nonostante i sorrisi che possono far scaturire allo spettatore, questo non sa se, alla fine, sia giusto assolvere o condannare determinate scelte ed azioni.
In Storie Pazzesche si racconta l’eterno conflitto tra deboli e forti, senza però creare degli schieramenti netti, poiché vittima e carnefice a volte si scambiano i ruoli, rendendo impossibile etichettare i protagonisti come buoni o cattivi. Il regista, infatti, mantiene un costante equilibrio tra condanna ed assoluzione, mostrando come, in fondo, nessuno meriti realmente di essere assolto.
Notevoli sono i riferimenti cinematografici. Si passa dalla classica commedia all’italiana, ai capolavori di Tarantino e, per finire, a commedie cult del cinema americano dei giorni nostri.
Storie Pazzesche porta in scena uno spaccato della società contemporanea e lo fa riunendo un cast pieno di talenti, il meglio che il panorama argentino ha da offrire. Nessuna nota stonata, soltanto una commedia corale in cui ognuno interpreta perfettamente il suo ruolo, in un’opera surreale ma, allo stesso tempo, incredibilmente reale.
SABRINA LANZILLOTTI