Giorgio Rosa, appena laureato in ingegneria, deluso dal rifiuto della sua ex fidanzata di cui è ancora innamorato, decide di costruire una piattaforma al largo delle coste riminesi, fuori dalle acque territoriali italiane, per creare un luogo, una sorta di nuovo stato, in cui poter vivere liberi di esprimere se stessi. Osteggiato dalle autorità italiane, si recherà persino al Consiglio d’Europa a Strasburgo perché venga riconosciuta l’indipendenza alla sua Isola delle Rose.
Tratto da una storia incredibilmente vera, questo nuovo progetto di Sydney Sibilia, sbarcato direttamente su Netflix, riscalda i cuori e fa sorridere di gusto, grazie alla leggerezza con cui è raccontata la storia di un idealista che ha lottato per difendere a tutti i costi l’oasi felice che aveva costruito per sé e per molti altri. Una leggerezza frammista ad un’atmosfera nostalgica per un’epoca e un luogo come quelli narrati nel film, quel momento tra i ’60 e i ’70 che ha segnato una sorta di “rivoluzione” nella cultura e nella società italiana e non solo.
Facendo ricorso ad una fotografia dai toni pastello e ad un cast su cui svetta immancabilmente il protagonista Elio Germano, perfetto nel suo accento bolognese, Sibilia pur non risultando graffiante e trascinante come è successo con la trilogia di Smetto Quando Voglio, intrattiene con gusto e senso del ritmo, accompagnando le gesta a tratti eroiche dei suoi personaggi, le contestazioni e le ribellioni tipicamente giovanili, le speranze di una generazione, con una colonna sonora decisamente apprezzabile, forse il vero fiore all’occhiello del film.
Non mancano gli inserti prettamente comici con la presenza di alcuni personaggi di contorno che stemperano il carattere prevalentemente favolistico e sognante della storia, nonostante si stia parlando di un’assurda vicenda vera, ovviamente romanzata per il cinema. Stiamo parlando del Presidente del Consiglio interpretato da Luca Zingaretti e dal Ministro dell’Interno interpretato da Fabrizio Bentivoglio, alle prese con il sogno di un’utopia e con la testardaggine di un ragazzo del tutto intento a realizzare questo sogno, non solo utopico ovviamente, ma anche, e forse soprattutto, romantico.
Perché è vero che l’isola nasce per accogliere chiunque non venga ben accolto altrove, come la ragazzina incinta che non ha ben chiaro chi sia il padre del suo bambino, il tedesco che ha perso sia la cittadinanza in Germania che in Italia, il figlio di papà che vuole finalmente realizzare qualcosa, ma che in realtà è interessato solo ed esclusivamente a far festa e un naufrago che diventa il primo cittadino della nuova repubblica; ma è anche vero che non appena Gabriella, l’ex fidanzata interpretata da Matilda De Angelis, fa notare a Giorgio che la sua isola altro non è che una discoteca in mezzo al mare, per Giorgio diventa di abissale importanza dimostrare il contrario.
Ed è quindi sulla storia d’amore tra questi due giovani che si compensano, il sognatore e la realista, che risiede il vero fulcro del film, ed è forse per questo che L’Incredibile Storia Dell’Isola Delle Rose non riesce a graffiare e a conquistare totalmente come hanno fatto le opere precedenti del regista, pur risultando a conti fatti un’ottima commedia nostalgica, con echi internazionali che la distanziano, nonostante tutto, dalle produzioni simili nostrane.
Il dubbio, però, rimane: il film risulta vincente per meriti tutti suoi o perché la storia che racconta è dimostrazione lampante di quanto a volte la realtà superi di gran lunga la fantasia?
ALESSANDRA CAVISI