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“Il gioiello, tra Arte, Moda e Cultura”: l’affascinante storia del gioiello in un libro curato da Tiziana Anna Piscitelli

PitianIlGioielloCOPERTINAVertebre di pesce, conchiglie, zanne di animali… le gemme della più remota antichità. Nasce nella preistoria la funzione simbolica, sociale, culturale, religiosa, del gioiello, che accompagna e connota le culture umane nel loro sviluppo e avvicendamento. Di questo e di molto altro si parla nel volume uscito per i tipi della Florestano Editore intitolato Il Gioiello, Tra Arte, Moda E Cultura, uno scrigno prezioso nel quale Tiziana Anna Piscitelli (in arte Pitian) ha raccolto sapientemente tante piccole gemme: brevi saggi di studiosi di letteratura, costume, antropologia, filosofia, storia della scienza, fotografia, religione, cinema e spettacolo, nei quali il gioiello viene letto, analizzato, interpretato da innumerevoli punti d’osservazione, per metterne in risalto le molteplici sfaccettature.

Nella prefazione di Antonia Chiara Scardicchio si parte da una constatazione: che siamo creature simboliche, pertanto carichiamo di significati le “cose” che ci circondano, per dare loro senso e entrare a farne parte. Tra queste i gioielli, specchi che riflettono l’immagine che vogliamo dare di noi stessi al mondo, amplificatori della innata capacità del corpo umano di comunicare. Lo sguardo antropologico di Claudia Colagiovanni chiarisce il punto: la difficoltà sta nel capire dove arriva tale comunicazione, entro quali ambiti si muove e quali scopi si prefigge. Sarà utile allora seguirne l’uso nella storia delle civiltà e nelle religioni, passando per il mito, che del “prezioso” fa lo strumento del cambiamento e della nascita di una nuova realtà (si pensi al mito di Giasone e del Vello d’oro, dei pomi d’oro del giardino delle Esperidi, ecc.).

Tiziana Anna Piscitelli compie il passo successivo: leggere il gioiello dal punto di vista filosofico. Partiamo da un dato di fatto: delle centonovantatrè specie viventi di scimmie con e senza coda, una soltanto è priva di un manto di pelo: homo sapiens – noi, in sostanza – la “scimmia nuda”, come la chiamò il famoso zoologo Desmond Morris. Un corpo nudo ha degli svantaggi ma anche dei vantaggi: può diventare una tavolozza sulla quale dipingere i propri messaggi, di affermazione di uno status o essere addobbato con oggetti che questo messaggio e questo status siano in grado di rappresentare. La scelta dell’oggetto non è però casuale, ci dice Benedetta Campanile. Prima che la scienza sottoponesse al vaglio ogni aspetto della natura, le credenze tradizionali avevano infatti attribuito ad ogni minerale, metallo e gemma proprietà e poteri magico-terapeutici, derivanti dalla mera osservazione empirica di caratteristiche come la lucentezza, la durezza, la rarità, la bellezza. Le tappe del riscatto dalla credenza popolare alla scienza, portano ad un traguardo che è quello del tentativo della scienza di imitare la natura, attraverso l’invenzione della sinterizzazione, ossia la riproduzione delle gemme con materiali sintetici.

Gioielli dunque come immagine di sé, del proprio status, linguaggio comunicativo con l’esterno. A Maria Giovanna Ferorelli, Carol Cordella, Letizia Annamaria Dabramo, Francesca Barile, Marilena Lucente, tocca analizzare a questo punto lo stretto legame tra gioiello e storia, arte, cinema e letteratura, in percorsi che di questo rapporto ricostruiscono tappe e personaggi salienti. La corona, gli orecchini, l’anello, la collana, il medaglione, la spilla, il fermacravatte, i gemelli, i braccialetti, i gioielli diventano linguaggio. Un linguaggio che anche la religione riprende e trasmette, come ci spiega Paolo Contini, amplificandone il significato simbolico.

Può, a questo punto, una foto trasmettere del gioiello l’immagine sfaccettata fin qui analizzata? La foto in copertina è la risposta. Efficace, evocativa, misteriosa, sapientemente giocata sul contrasto tra luci ed ombre. Guido Cauli ne è l’autore, che ci spiega, nel suo saggio, i segreti dello still life, il genere fotografico utilizzato per la sua realizzazione, introducendo il lettore nel modo dell’arte della fotografia.

In conclusione: gioielli oggetti effimeri? Tutt’altro! Il libro, lo abbiamo visto, smonta, pagina dopo pagina, lo stereotipo e del gioiello recupera e afferma la capacità comunicativa, di contatto con se stessi e con il mondo esterno, di efficace mediatore sociale e culturale.

VALENTINA VENTURA

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