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“Undici”, la libertà di ogni donna dev’essere come il mare: sconfinata

undici_flyer_a5_v1Risulta ancora più clamoroso e significativo parlare di violenza sulle donne in questo momento, dopo le recenti accuse interne al mondo dello spettacolo (quello più esposto e più seguito dalla massa), perché finalmente sembra si stia giungendo ad una reale comprensione di quanto ogni donna debba avere il diritto, e – se vogliamo – anche il dovere, di difendere la propria libertà e di lottare per se stessa e per tutte le altre. In tal senso, le iniziative organizzate per la difesa delle donne sono essenziali per diffondere un messaggio che, nonostante siano stati aperti diversi vasi di Pandora, ha ancora bisogno di essere ben veicolato. Ben vengano perciò le denunce agli organi competenti e non solo; ben vengano le manifestazioni, le trasmissioni televisive sul tema, le interviste a chi ha da offrire la propria esperienza nel settore… Ma il mezzo che da sempre ha saputo trasmettere messaggi in maniera completa, lucidissima e totalizzante è sicuramente l’arte, ed è proprio con l’arte visiva e l’intensità delle immagini che la regista pugliese Cinzia De Vincenziis ha regalato ancora una volta al pubblico un racconto pregno di significato e potentemente comunicativo.

Dopo i due precedenti lavori, entrambi incentrati sulle donne e la loro importanza, rispettivamente In Un Momento Sono Sfiorite Le Rose (di cui abbiamo parlato qui: https://www.ithinkmagazine.it/video-in-un-momento-sono-sfiorite-le-rose/) e Sublimazione (di cui abbiamo parlato qui: https://www.ithinkmagazine.it/video-sublimazione-de-vincenziis/), l’artista ha girato recentemente Undici, un cortometraggio in uscita oggi, 25 novembre, in occasione dell’importantissima ricorrenza della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In Undici, titolo emblematico e pregno di significati personali per la regista, si lascia spazio all’evocazione e con la sola, trascinante, forza delle immagini, si racconta di una donna che è tutte le donne e del suo cammino che rappresenta i cammini delle troppe donne che si sentono imprigionate nella loro condizione, che sia di violenza diretta e fisica ma anche di violenza indiretta e psicologica.

Scorrono così le immagini delle scarpe, delle gambe, una passeggiata a tratti nervosa, a tratti galoppante, a tratti incerta… La stessa passeggiata che tutte le donne si trovano a fare e si sentono costrette a fare spesso nel corso della loro vita. Un insieme di strade, di vicoli, di percorsi scoscesi e poi la morbidezza della sabbia, ma soprattutto e finalmente l’infinito del mare. Un mare che rappresenta la libertà, o – se vogliamo – la liberazione dalle violenze, dai soprusi, dagli abusi e da tutti i comportamenti, consci e meno consci, che ogni giorno, ogni minuto, molti uomini perpetrano ai danni delle donne.

Una libertà che significa anche fine però, in un’accezione che può essere positiva o negativa o addirittura entrambe le cose al tempo undicidevincenziisframestesso. Ed è nell’ultimo fotogramma che risiede la potenza visiva ed fortemente evocativa del cortometraggio: un paio di scarpe e un nastro rosso, dapprima immobili sulla sabbia, poi sospinti, anch’essi, come la donna, dalle onde del mare. Verso la fine: la libertà.

Viene in mente, allora, che un mondo in cui essere totalmente fieri di vivere, dovrebbe essere un mondo in cui il mare non rappresenta solo una via di fuga, ma un contenitore di sogni, piuttosto che di scarpe e nastri rossi, portati al largo dalla marea.

Da qui potete guardare Undici:

ALESSANDRA CAVISI

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