Dopo anni intensi di attività e soddisfazioni musicali, Vittorio Nacci esce dal gruppo Iohosemprevoglia e intraprende il suo percorso da solista con l’album Il Bisonte, pubblicato dall’etichetta leccese NOS Records con la coproduzione di Orbita Dischi.
Il Bisonte è un progetto in cui l’autore si sofferma a contemplare la sua solitudine partendo per un viaggio che, come definisce lui stesso, «è una riflessione per immagini sull’importanza delle solitudini utili, portatrici di grandi consapevolezze». L’animale a cui è dedicato il titolo di questo lavoro, il bisonte, è un animale che nel nostro immaginario appare forte e taciturno, con uno sguardo profondo e diretto, ed è questo anche un po’ l’aspetto che assume questo disco, che si lascia ascoltare concedendo, a chi decide di dedicargli del tempo, i suoi pensieri più profondi, con una forte introspezione musicale e di testi.
Dieci tracce, anticipate dai due singoli Il bisonte e Stai qua. Ed è proprio con il secondo di questi due brani che inizia veramente l’album. L’autore si mostra subito “a cuore aperto” evidenziando generosamente le sue influenze musicali, che vanno da Twain a Fleet Foxes e Kurt Vile fino agli italiani Flavio Giurato, Lucio Battisti, ma anche gli Alunni del sole.
Come si diceva, è la solitudine il fil rouge, che nella prima traccia è sancita dalla fine di un amore. Nei versi di Nacci traspare sincerità ed emozione ma non manca neanche La Leggerezza, contemplata nel secondo brano che ne porta il nome. Perché l’autore scelga proprio il bisonte tra tutti gli animali è chiaro sin dall’incipit della title-track dell’album: “Il bisonte americano fa cose stupide e con grazia”. In questo brano Nacci si dimostra vulnerabile nelle fragilità della vita, riflettendo sul fatto che è importante imparare a stare soli, “senza sentirsi soli”.
Le successive E invece no, Lalalà e Aria creano poi all’interno del disco ”una palette emozionale” di musica e parole. Una cromaticità di sensazioni che si riversa anche nella copertina dell’album. A pieni polmoni si lasciano infine respirare gli ultimi due brani di questo ambizioso debutto da solista. Non sono io sono le cose e Cammino sono infatti canzoni che ci avvicinano ancora di più all’autore: il suono del sax nella seconda di queste tracce si intreccia al rumore del respiro dell’artista spalancando la porta e lasciando passare oltre la musica, aiutati anche dalle parole. Un viaggio in solitaria in cui l’artista pugliese fa delle riflessioni esistenziali e culturali importanti, «Tra la mandria e la solitudine, un circolo con due apici. Sono i grandi bisogni ma anche i grandi tormenti dell’uomo (di oggi, di ieri e ancora di più di domani). Cerchiamo gli altri, li portiamo in noi, con noi nel viaggio, ma sentiamo sempre una enorme attrazione verso alcune solitudini ristoratrici. Come se ci servisse di spegnerci, per ricaricare la nostra socialità. Questo aspetto, inutile dirlo, è stato calcato dall’avvenimento pandemico. Quanto ci ha tolto, ma quanto ha insegnato a chi ha voluto o saputo leggersi?».
È una vita all’insegna della musica, quella di Vittorio Nacci. Adolescenza da chitarrista hc-punk, approfondimento dei segreti della forma-canzone al CET con Mogol. Poi l’esperienza fitta e longeva degli Iohosemprevoglia dal 2003, con vari EP, due album, un’intensa attività live anche straniera (tra cui il Mambo Stage dello Sziget a Budapest) e il secondo posto nella sezione Nuove Proposte a Sanremo nel 2012. Ha scritto il libro di racconti La mandria umana e ha prodotto progetti della scena pugliese. Con Francesco Bianconi, Cesare Basile, Mauro Ermanno Giovanardi e altri ha partecipato a Stagioni, disco tributo ai Massimo Volume pubblicato sempre dall’etichetta NOS. Evidentemente questo esordio da solista è quindi solo un altro tassello per una vita artistica che non si stanca mai di sperimentare nuove strade.
Potete ascoltare qui il disco:
TALIA MOTTOLA