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Le suggestioni di Alec Empire, Fennesz & Ozmotic al Time Zones 2015

FenneszOzmoticLiveXTimeZones13.11.15Onore al merito alla macchina organizzativa di Time Zones che ormai da trenta edizioni riesce a portare anche in queste lande lontane dai circuiti abituali uno sguardo diverso sulla musica, sui suoi percorsi e sulle sue traiettorie. Due nomi “pesanti” la sera di Venerdì 13 Novembre hanno calcato la scena del Teatro Palazzo di Bari, due nomi con percorsi artistici parecchio differenti ma che hanno trovato un’insolita consonanza nel quadro concettuale complessivo della serata. Due lunghe session che in qualche modo hanno messo in sonoro, con stili e dinamiche differenti, il tentativo, riuscitissimo a nostro avviso, di evocare immagini e sensazioni direttamente collegate a rappresentazioni prettamente naturalistiche, terrene. Il continuo ribollire magmatico di una natura mai doma o la nervosa inquietudine di paesaggi ostili ricostruiti, rielaborati e amplificati in architetture e dinamiche sonore vivide e piene, lunghi excursus in un continuo dialogare tra paesaggi fisici e paesaggi cognitivi.

Si inizia con il musicista austriaco Fennesz, una lunga carriera alle spalle nei territori del glitch e dell’ambient, in collaborazione con il duo Ozmotic, di stanza a Torino, con la presentazione del loro lavoro AirEffect. Una commistione organica tra strumenti live e manipolazioni elettroniche, tinteggiate da innesti jazz e free-form, che hanno dato vita a soundscapes dinamici e spesso estremamente potenti. Quadrate costruzione date dalle pulsazioni dei bassi e delle intelaiature elettroniche che si evolvono e crescono in sommovimenti inquieti e cinetici, da cui si librano aerei fraseggi dei fiati e che trovano spesso il loro climax negli interventi emotivamente carichi della chitarra processata del musicista austriaco. Il risultato è un set pieno, corposo, percorso da tremiti sotterranei e improvvise fughe liberatorie, quasi la messa in sonoro di una energia e un movimento mai domi che trovano progressivamente strade per il loro rilascio.

Ben più ostico il set del grande vecchio berlinese, Alec Empire, conosciuto dai più come la mente dietro all’incendiario hardcore digitale degli Atari Teenage AlecEmpireLiveXTimeZones13.11.15Riot, ma che nella sua ormai lunghissima carriera si è dimostrato pioniere e interprete creativo ed eterogeneo dei diversi fermenti che hanno animato la scena elettronica degli ultimi venticinque anni. Sul palco barese veniamo a contatto con uno di questi lati, tramite la riproposizione di un vecchio lavoro degli anni novanta, Low On Ice, ispirato dai ghiacci e dai paesaggi remoti della tundra islandese. Il set risente molto degli stilemi della IDM e dell’ambient di quegli anni: ritmiche ossessive e liquide, bordate di synth alieni e costruzioni progressive di atmosfere spesso oscure, inquietanti.

Una fredda psichedelia digitale, la rappresentazione di uno scenario apparentemente statico ma da cui stare in qualche modo in guardia, una nervosa esplorazione sonora che lentamente ma costantemente disegna paesaggi ora claustrofobici, ora estremamente ampi e sconfinati. Un sound oscuro ma pieno, liquido, che avvolge e non molla la presa, e che incatena in una tensione costante, che sembra non avere risoluzione fino alla fine del set, in cui i ritmi si intensificano, si aprono e diventano preminenti, quasi un moto risolutivo di energia necessario per liberarsi dalla morsa dei metaforici ghiacci.

Un’esperienza nel suo complesso assolutamente suggestiva.

FRANCESCO CAPUTO

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