Personaggi, diretto da Giampiero Solari e con i testi di Michele Serra e di Antonio Albanese, anche protagonista della pièce, è uno spettacolo unico: divertente e al tempo stesso riflessivo, come spesso accade nelle opere di Albanese.
Un Teatro Petruzzelli non completamente pieno, ma molto caloroso, ha accolto l’attore brianzolo, che pochi giorni prima era stato anche in scena a Barletta, nel Teatro Curci.
Personaggi non è altro che un succedersi di maschere, dalle origini fino alle più recenti creazioni di Albanese, che raccontano la società in cui viviamo. Certamente una recitazione sopra le righe, che però sottolinea i vizi più che le virtù del mondo in cui viviamo.
Si parte con la figura del manager aziendale, il quale non ha ancora capito qual è il suo vero lavoro ma è felice comunque. Entra però in crisi quando vede una valigia incustodita e, temendo sia una bomba, si rivolge al centralino per le emergenze con scarso successo.
Si passa quindi ad una delle maschere più controverse e riflessive: il Ministro del Terrore. Era infatti lui il proprietario della valigia, al cui interno non c’era una bomba ma un giocattolo.
La satira di Albanese è diretta e graffiante, con un ritmo sempre alto che non fa trascorrere il tempo velocemente. Si arriva presto ai “grandi classici” del comico, come Alex Drastico, il povero siciliano che si trasferisce al nord per cercare fortuna, facendo dei lavoretti per la mafia, che però è molto cresciuto dai tempi di Mai Dire Goal, e si presenta così più maturo.
Una delle maschere più amate dal pubblico, poi, è certamente Cetto La Qualunque, il politico corrotto e con la fissazione per “U pilu”. L’attore spiega che per realizzare questo personaggio è andato in giro per l’Italia ad ascoltare i comizi dei politici più disparati e rivela che tutte le gag di Cetto altro non sono che affermazioni reali di aspiranti sindaci, assessori e parlamentari…
Subito dopo è la volta di Ivo Perego, un industriale della Brianza, dedito al lavoro e all’accumulazione di capitale. Ma anche lui deve far fronte alla crisi e all’invasione nel mercato dei cinesi, trovandosi costretto a vendere il suo impero. Di carattere completamente opposto è invece Epifanio, accompagnato dalla sua fedele ed amata pianta di valeriana, che viene costretto ad arruolarsi nell’esercito nonostante il suo pacifismo.
A chiudere la serata è l’immancabile Sommelier, che, tra danze sfrenate ed assaggi di vino rosso, conclude la sua performance con un insindacabile giudizio: fa cagare.
Un Albanese classico, dunque, che riporta in scena i personaggi che lo hanno accompagnato per tutta la sua carriera e che non smettono mai di suscitare l’ilarità di chi guarda. Una visione dell’Italia che forse non è tanto cambiata nel corso degli anni e ciò è dimostrato dal fatto che i personaggi si arricchiscono di vizi, ma non perdono mai quelli vecchi.
Un’ovazione finale accompagna la chiusura del palcoscenico, per uno spettacolo sicuramente riuscito e che riscuote successo, forse anche grazie alla capacità di far porre molti interrogativi circa l’incapacità di cambiamento di cui tutti siamo in qualche modo vittime e carnefici.
MARCO ROSSOMANNO