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The National al Pistoia Blues: quando un concerto dà dipendenza

TheNational12716aNon appena giunto sul palcoscenico, Matt Berninger trasmette subito serenità. Che è una sensazione nuova per chi ha già assistito a qualche concerto dei National e si è abituato a questa figura nerovestita che cammina inquieta per il palco sbattendo i pugni e si aggrappa al microfono e alla bottiglia di vino.

Quello che arriva in scena al Pistoia Blues, per l’unica data italiana della band quest’anno, accompagnato dagli Smiths di Please, Please, Please, Let Me Get What I Want, non rinuncia al total black, anche se in versione più casual del solito, ma per il resto i toni del dark li lascia tutti alla musica, mentre, fra una canzone e l’altra, si lascia andare a battute e scherzi con il pubblico e con gli altri della band, e alla fine, se è vero che tutti i concerti sono delle feste, questo finisce per diventarlo un po’ di più.

Torniamo però all’inizio di questa festa, anzi ancora prima, torniamo allo splendido opening act di Father John Misty, che porge il suo epico struggimento musicale con sciamanico trasporto e movenze incantatrici, lasciandoci con una gran voglia di rivederlo in un concerto tutto suo.

E poi è finalmente tempo di National. Di Don’t Swallow The Cap, che apre la – ricca, ben 24 pezzi – setlist, e poi I TheNational12716bShould Live In Salt, Sea Of Love, Bloodbuzz Ohio… è anche tempo, per Berninger, i Dessner e i Devendorf di rischiare, proponendo ben quattro canzoni inedite: qualcuno le avrà già ascoltate su Youtube, ma per molti I’m Gonna Keep You, Sometimes I Don’t Think, The Day I Die e The Lights saranno una scoperta e un modo per iniziare a immaginare cosa aspettarsi dal prossimo album.

Intervallati dai nuovi brani e dall’omaggio ai Greatful Dead di Peggy-O, scorrono i cavalli di battaglia della band: Afraid of Everyone, Squalor Victoria, Slow Show, Pink Rabbits – accompagnata dall’ondeggiare di centinaia di bastoncini luminosi rosa –, Fake Empire, fino all’encore che è probabilmente il momento più atteso dai fan: dopo Mr November arrivano Terrible Love e la tradizionale discesa dal palco di Matt, che, seguito dal chilometrico filo del microfono e da folle eccitate, arriva in cima alla tribuna e poi percorre tutta la piazza, e il rito dell’esecuzione corale di Vanderlyle Crybaby Geeks. Un momento catartico, come afferma lo stesso Berninger, e ormai irrinunciabile. Come i concerti dei National: quando ci sei andato una volta, non vedi l’ora di farlo ancora.

LETIZIA BOGNANNI

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