1.Parliamo dei tuoi esordi: come ti sei avvicinato al mondo della fotografia?
Ho un cugino olandese, Roy Del Vecchio (www.roydelvecchio.com), che è fotografo freelance e crea reportage in giro per il mondo. È lui che mi ha trasmesso questa passione.
2.Fotografare per rappresentare o capire la realtà: quale messaggio comunichi attraverso i tuoi scatti?
Il messaggio varia a seconda dell’occasione che si presenta o al tema che si sceglie di affrontare. In linea generale il mio obiettivo, se possiamo dire così, è quello di mostrare attraverso i miei scatti un nuovo punto di vista.
3.Quali soggetti ti interessano o ti attraggono di più e perché?
I tipi di scatti che preferisco sono quelli fatti in strada a persone o posti curiosi. Questo perché non vi è una preparazione dietro. Nulla è artificiale. Mi limito a scattare foto del mondo che mi appare dinanzi agli occhi cercando di farlo attraverso il mio punto di vista. Sono anche molto attratto da posti abbandonati e luoghi sacri di antiche civiltà.
4.Come si è evoluta la tua ricerca fotografica?
Vorrei dire innanzitutto che non vi è nessuna ricerca. E neanche un’evoluzione. Ci sei tu, che sei il fotografo, in un determinato istante, con un determinato punto di vista irripetibile. Ogni scatto, od ogni serie di scatti, viene preso per quello che è: unico, irripetibile e a sé stante.
5.Quali sono i tuoi riferimenti: ti ispiri a qualche modello in particolare?
Mi ispiro soprattutto alle mie sensazioni. Alcuni dei fotografi che più mi hanno colpito però sono Alex Webb e Frank Capa. Ovviamente ce ne sono molti altri ma non ho un modello particolare. I miei scatti rappresentano il mio punto di vista interiore di quel momento preciso. La mia sensibilità disponibile in quell’istante.
6.Cosa pensi della post-produzione?
Non giudico male la post-produzione. L’importante è che gli scatti non siano solo post-produzione. Di solito la foto deve essere già buona prima. Comunque ritengo che la post-produzione sia solo un mezzo per correggere dei piccoli difetti e/o accentuare determinati aspetti della foto. L’uso che si fa della post-produzione oggi è, in molti casi, estremo, fuorviante e inappropriato.
7.Cosa pensi dei concorsi fotografici in Italia?
No comment.
8.Hai partecipato a qualche concorso?
Ho vinto il primo premio ex-equo ad un concorso fotografico in onore del fotografo scomparso Maurizio Ghiglia con Chiara Samugheo. Ricordo che Chiara si alzò dal palco dove era seduta e si diresse verso di me. Tutti la guardarono sconcertati come per dire “e questa che fa?”, poi mi prese per un braccio e mi sussurrò all’orecchio: “È così che si fanno le foto! Ci si mette in posizioni assurde per trovare la giusta inquadratura. Bravo e continua così!”. Inutile dire che l’effetto di quello che mi disse fu semplicemente fantastico e mi ha aiutato molto.
9.Cosa pensi dello spazio riservato in Italia alla cultura fotografica? Credi debba essere subordinata ad altri media comunicativi o pensi che possa avere un ruolo centrale nell’influenzare gli orientamenti della multimedialità?
In Italia, sfortunatamente, c’è poco da fare per l’arte come disciplina in tutte le sue forme. Tutta l’arte in Italia è subordinata all’ignoranza alfabetizzata di chi detiene i posti di potere. Ci sono per fortuna delle eccezioni, rare, ma ci sono.
10.Hai dei progetti futuri o dei temi particolari che vorresti esplorare?
Ho già cominciato un progetto ritrattistico. Sto creando dei ritratti di artisti. Ma per ora non posso dire altro perché il progetto è ancora in divenire. Comunque potete seguirmi e dare un’occhiata alle mie foto nel mio sito web http://www.joepansa.com e nella mia pagina Facebook http://www.facebook.com/joepansaphotography/.
BENEDETTA CAMPANILE