1.Parliamo dei tuoi esordi: come ti sei avvicinata al mondo della fotografia?
Fin da bambina sono sempre stata affascinata dal potere delle immagini e ho desiderato ardentemente di poter fare qualche scatto con la vecchia macchina fotografica di mio padre, senza peraltro riuscirci. In seguito, la fotocamera digitale (compatta prima, reflex poi) è diventata una compagna inseparabile nei numerosi viaggi in tutto il mondo.
2.Fotografare per rappresentare o capire la realtà: quale messaggio comunichi attraverso i tuoi scatti?
La fotografia è per me un mezzo per interpretare la realtà: il mio punto di vista sul mondo è quello che cerco di trasmettere attraverso i miei scatti.
3.Quali soggetti ti interessano o ti attraggono di più e perché?
Nelle mie foto preferisco sempre ritrarre la realtà nelle sue molteplici espressioni ed in particolare le persone nella loro vita quotidiana. Il fotogiornalismo e la street photography sono la mia grande passione. Ma anche scoprire angoli suggestivi della mia città e della mia Puglia mi emoziona e mi stimola nuove ricerche.
4.Come si è evoluta la tua ricerca fotografica?
Partecipando a mostre e sfogliando pubblicazioni, ma soprattutto attraverso i social network dedicati – Instagram in particolare ̶ ho la possibilità di vedere una quantità incredibile di foto e questo mi permette di riflettere sul potere, che solo alcune di esse hanno, di imporsi all’attenzione ed imprimersi nella memoria.
5.Quali sono i tuoi riferimenti: ti ispiri a qualche modello in particolare?
Certamente le foto di grandi maestri come Steve McCurry o Oliviero Toscani sono per me uno sprone irraggiungibile ma fondamentale per migliorami nel ricercare un punto di vista personale sul mondo.
6.Cosa pensi della postproduzione?
Ritengo che la postproduzione sia il grande vantaggio ma al contempo il grande rischio della fotografia digitale. Un uso improprio e falsificante di questi strumenti emerge da molte foto che mi capita di vedere sul web.
7.Cosa pensi dei concorsi fotografici in Italia?
Spesso su Instagram, ma anche su altri social dedicati, vengono proposti contest sulla fotografia del paesaggio o naturalistica, che avvicinano al mondo della fotografia ma al contempo impongono modelli omologanti nella visione della realtà.
8.Hai partecipato a qualche concorso?
Un paio di volte mi è capitato di partecipare a contest fotografici sui social, ma ritengo che il meccanismo dei likes che sta alla base della scelta da parte degli organizzatori sia un po’ riduttivo e castrante. Preferisco occasioni come la mostra collettiva Camminando, svoltasi dal 15 al 17 giugno 2018 e organizzata nella suggestiva cornice barese della Galleria Spazio Giovani dall’amico Giuseppe Calabrese, anche lui fotografo, che mi ha permesso di condividere le mie esperienze con vecchi e nuovi amici in un confronto costruttivo per tutti.
9.Cosa pensi dello spazio riservato in Italia alla cultura fotografica? Credi debba essere subordinata ad altri media comunicativi o pensi che possa avere un ruolo centrale nell’influenzare gli orientamenti della multimedialità?
Penso che lo spazio riservato alla cultura fotografica, non solo in Italia, sia attualmente molto ridotto e schiacciato dalle leggi del marketing, ed il fenomeno dei web influencers ne è la prova. Ritengo che la fotografia, come ogni espressione artistica, non debba essere sottoposta alle dinamiche pubblicitarie e di mercato.
10.Hai dei progetti futuri o dei temi particolari che vorresti esplorare?
Da autodidatta quale sono, mi piacerebbe un giorno poter osservare il lavoro di un fotoreporter e poterne carpire i segreti ed i suggerimenti.
(Qui la pagina facebook del progetto Camminando: https://www.facebook.com/camminandocamminandocamminando/)
BENEDETTA CAMPANILE