1.Parliamo dei tuoi esordi: come ti sei avvicinato al mondo della fotografia?
Quasi per caso: anche da bambino mi è sempre piaciuto fotografare, poi ho acquistato la prima reflex; è stata dura all’inizio ma poi è stato “amore”. Sicuramente mi piace essere dietro l’obiettivo e non davanti.
2.Fotografare per rappresentare o capire la realtà: quale messaggio comunichi attraverso i tuoi scatti?
Voglio creare un’emozione. Stupore, commozione, meraviglia o qualsiasi altro sentimento è una vittoria. L’importante è che la foto ti parli. La fotografia è un po’ come la vita: devi fare esperienze per crescere ed essere migliore.
3.Quali soggetti ti interessano o attraggono di più e perché?
La vita quotidiana. Soggetti nella maggior parte inconsapevoli di essere fotografati per coglierne la naturalezza. Poi paesaggi naturalistici che nella loro semplicità spesso offrono spettacoli straordinari.
4.Come si è evoluta la tua ricerca fotografica?
Provare, provare, provare e qualche corso all’inizio per imparare i rudimenti. Innegabilmente poi bisogna anche dare merito ai social, soprattutto Instagram. Una vetrina che ti stimola a continuare, ricercare, migliorare… anche se ultimamente sta perdendo la sua genuinità iniziale.
5.Quali sono i tuoi riferimenti: ti ispiri a qualche modello in particolare?
Robert Doisenau in assoluto il mio preferito, ma anche Henri Cartier Bresson. Il bianco e nero poi secondo me ha un fascino particolare.
6.Cosa pensi della postproduzione?
Dovrebbe essere usata con parsimonia, il minimo indispensabile, perché altrimenti si rischia di stravolgere la foto. Quando si esagera con la postproduzione inoltre si mostra di essere più degli ottimi grafici che non dei buoni fotografi.
7.Cosa pensi dei concorsi fotografici in Italia?
Non ne conosco molti. Spesso sui social comunque ho visto molti contest divertenti e a volte anche interessanti.
8.Hai partecipato a qualche concorso?
Non erano proprio concorsi, ma sono stato selezionato per due collettive: Sguardi e Camminando. Bellissime esperienze. Oltre che conoscere altri appassionati con i quali dare/avere consigli, queste mostre mi hanno dato la possibilità di vedere le reazioni della gente alle mie foto, conoscendole di persona e non solo dietro ad una tastiera, come è consuetudine.
9.Cosa pensi dello spazio riservato in Italia alla cultura fotografica? Credi debba essere subordinata ad altri media comunicativi o pensi che possa avere un ruolo centrale nell’influenzare gli orientamenti della multimedialità?
Ormai è dominio pubblico, chiunque con un telefono si sente fotografo. Va anche bene: se si ha occhio, una foto può essere bella al di là del mezzo con il quale si scatta. Però non condivido l’abuso. Molte volte si perde più tempo ad essere “social”, “in diretta”, piuttosto che semplicemente a divertirsi e godersi il momento.
10.Hai dei progetti futuri o dei temi particolari che vorresti esplorare?
Continuare ad essere curioso e fotografare. Poi chissà. Magari fare reportage fotografici di viaggio. Meglio non porsi mai limiti.
BENEDETTA CAMPANILE