1.Parliamo dei tuoi esordi: come ti sei avvicinato al mondo della fotografia?
Come ogni passione che si rispetti, il primo contatto con la fotografia è avvenuto in tenera età, usando macchinette usa e getta a pellicola Kodak e le istantanee Polaroid. Durante il periodo scolastico, con i compagni di scuola ho girato cortometraggi dalle trame più disparate, entrando in contatto anche con l’altra faccia della fotografia, il video making. Attualmente mi sto dedicando a diversi generi fotografici, dalla ritrattistica fine art ai paesaggi notturni per finire con il naso all’insù, quindi astrofotografia.
2.Fotografare per rappresentare o capire la realtà: quale messaggio comunichi attraverso i tuoi scatti?
Credo nessuna delle due opzioni. Non c’è una definizione univoca e universalmente riconosciuta di fotografia; fate questa domanda a 10 fotografi e riceverete 10 risposte differenti ma tutte esatte a modo loro. Ogni scatto crea un ricordo, quindi genera una serie di sensazioni, percezioni, sapori e suoni che più che rappresentare la realtà, ne estrapolano un istante che diventa eternità.
3.Quali soggetti ti interessano o ti attraggono di più e perché?
Parlando da ritrattista, il corpo e la mente femminile sono di sicuro al centro dei miei studi fotografici. Scattare con una modella crea un legame di fiducia e rispetto che va oltre la classica collaborazione lavorativa; conoscendo e relazionandosi con gli altri, capiamo ogni volta qualcosa in più su noi stessi. Da paesaggista, la notte per me ha un fascino tutto particolare; il buio rivela ciò che la luce nasconde. Viviamo in una galassia con 300 miliardi di stelle che si estende per 100.000 anni luce ma spesso ce lo dimentichiamo.
Spegniamo gli smartphone, allontaniamoci dalle luci delle città e rivolgiamo gli occhi al cielo.
4.Come si è evoluta la tua ricerca fotografica?
Credo fermamente che lo scatto migliore sia quello che devo ancora fare. La fotografia non è staticità ma una continua ricerca dettata dal momento che stiamo vivendo. Per me la ricerca non è meramente una questione di tecnica, composizione e prospettiva, ma più un viaggio alla scoperta della bellezza delle cose. Questa ricerca spesso avviene anche senza macchina fotografica al collo, ammirando ciò che di bello questo mondo ha da offrire.
5.Quali sono i tuoi riferimenti: ti ispiri a qualche modello in particolare?
Cerco di non farmi influenzare da un artista in particolare; ogni giorno visiono centinaia di buonissimi scatti da tutto il mondo tramite social dedicati; la condivisione è il futuro. Se proprio devo sbilanciarmi, i fotografi di ritratto russi secondo me hanno una marcia in più…
6.Cosa pensi della postproduzione?
La post produzione è presente in ogni scatto convertito da raw a qualsivoglia altro formato compresso; è sempre stata fatta e sempre ci sarà. Serve per completare il lavoro iniziato con lo scatto, è una parte fondamentale del processo di creazione di questa arte. Fatta rispettando dei criteri dettati sul buon gusto è la ciliegina sulla torta di uno scatto ben riuscito, qualsiasi sia il genere fotografico.
7.Cosa pensi dei concorsi fotografici in Italia?
Non penso granché perché non sono un grande esperto di concorsi.
8.Hai partecipato a qualche concorso?
No, purtroppo no. Probabilmente è una parte del mio lavoro che dovrei implementare.
9.Cosa pensi dello spazio riservato in Italia alla cultura fotografica? Credi debba essere subordinata ad altri media comunicativi o pensi che possa avere un ruolo centrale nell’influenzare gli orientamenti della multimedialità?
Quello che spesso in molti dimenticano è che “fotografare” è una cosa seria e come tale deve essere rispettata; non basta fare click. L’idea comune che si ha del fotografo è legata alla sua attrezzatura costosa che gli permette di fare scatti da professionista, come se bastasse avere un’auto super sportiva dal prezzo proibitivo per potersi considerare pilota. È anche vero che se togliamo qualche testata giornalistica di settore, un reality show e pochi siti web dedicati, di fotografia in Italia non se ne parla mai. Le persone dovrebbero avere fame di conoscenza, senza accontentarsi di ciò che gli viene offerto.
10.Hai dei progetti futuri o dei temi particolari che vorresti esplorare?
Non ho un punto di arrivo. Il viaggio è il mio progetto, un po’ come l’Orizzonte per Eduardo Galeano, il noto giornalista e scrittore uruguaiano. L’importante è non sentirsi mai arrivato, mettere sempre tutto in discussione e non accontentarsi mai. Se volete potete seguirmi tramite il sito www.nicoladavidefurnari.it.
BENEDETTA CAMPANILE