1.Chi siete, da dove venite e che musica proponete?
Siamo gli Astenia, un gruppo pop/rock di Roma. E per pop intendiamo l’accezione più bella e “nobile” del termine.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di voi?
Chiunque proponga qualcosa di originale in ambito artistico meriterebbe il proprio spazio; se il panorama musicale italiano abbia o meno bisogno di noi lo lasciamo decidere a chi avrà la curiosità di ascoltarci, ma per noi chiaramente sì!
Oggi una band che tenta la propria strada nella musica senza uscire da un talent oppure senza annegare la propria voce sotto quintali di strumenti e di delay è una rarità. Noi proponiamo un pop onesto, è così che ci piace fare.
3.Se voi foste una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare come strada da percorrere per arrivare al vostro sound?
Siamo cresciuti, come moltissimi della nostra generazione, con il britpop (il nostro cantante) e con il grunge (Riccardo, il nostro batterista). Quando scriviamo ci lasciamo molto influenzare da ciò che ascoltiamo al momento, copriamo un vasto territorio musicale che va geograficamente dai Coldplay passando per i Joy Division fino ad arrivare alle nostre radici musicali che sono nel cantautorato italiano.
4.Il brano del vostro repertorio che preferite e perché questa scelta.
Un brano al quale siamo particolarmente legati e che ci piace suonare è Milano (https://www.youtube.com/watch?v=c-fhy8r-CkQ), un po’ perché ha visto la collaborazione agli archi di un nome importante come quello di Davide Rossi, cosa che ci inorgoglisce molto, ma soprattutto perché ci piace immergerci nel mood che quella canzone richiama.
Milano è la canzone che ci rappresenta di più e che sentiamo più nostra in questo momento.
5.Il disco che vi ha cambiato la vita.
Ne diciamo due: Dalla di Lucio Dalla e The Nightfly di Donald Fagen.
6.Il vostro live più bello e quello invece peggio organizzato.
Il live più bello forse è stato quello di presentazione del nostro primo EP a Roma nel 2012, nell’ambito del festival Supersantos, in piazza San Lorenzo, perché è stato il primo live dopo mesi di lavoro in studio durante i quali siamo cresciuti molto: abbiamo cambiato pelle durante la lavorazione di quell’EP e abbiamo trovato la nostra strada da percorrere. Quella sera poi il pubblico era particolarmente caldo.
Il peggiore invece è stato quello all’Alpheus di qualche anno, forse il primo che facemmo in quel locale. Ci capitò di suonare prima di una serata di musica elettronica, eravamo palesemente fuori contesto e non terminammo neanche il soundcheck perché i fonici dovevano andare a mangiare. Una situazione davvero imbarazzante, ma ne uscimmo bene, tutto sommato.
7.Il locale di musica dal vivo secondo voi ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove avete suonato o ascoltato concerti di altri.
Sentiamo parlare un gran bene del Monk qui a Roma e speriamo di suonarci molto presto, locali di questo tipo dove si ascolta musica in un certo modo e di una certa qualità sono da frequentare e far crescere sempre di più.
Di locali eccessivamente valutati… be’, ce ne sarebbero molti ma basta farsi un giro per Roma il sabato sera per scoprire quali sono e cancellarli dalla lista di dove andare ad ascoltare un concerto. Ascoltare, non intuire cosa stanno suonando quelli sul palco.
8.Le tre migliori band emergenti della vostra regione.
I Libra: https://www.facebook.com/Libra.Official?fref=ts
I Blooming Iris: https://www.facebook.com/bloomingirisofficial
E poi un progetto che abbiamo avuto il piacere di ascoltare in anteprima e che uscirà a breve, ovvero i DerWald dell’ex cantante dei Rein, Gianluca Bernardo.
9.Come seguirvi, contattarvi, scambiare pareri con voi.
Siamo presenti praticamente ovunque, a partire dal nostro sito che è www.astenia.it, facebook (facebook.com/asteniaworld) e twitter (twitter.com/asteniaworld), c’è l’imbarazzo della scelta insomma!
10.La decima domanda, che mancava: “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.
D: Visto che il vostro nome deriva da una sindrome, voi come siete messi? Soffrite di qualche cosa in particolare?
R: Sì, soffriamo della “sindrome dell’epoca d’oro” come il protagonista di Midnight in Paris. Ci rendiamo conto spesso di pensare la musica in maniera tradizionale, ci piace quella che una volta era la cantina dove si prova fino a tardi, ci piacciono i vinili e le vecchie storie del blues e del rock e ci piace ascoltare Battisti che alla radio faceva programmi interi raccontando dei dischi che l’avevano spinto a cominciare a suonare. C’era un altro spirito e una serie di stimoli nell’aria che creavano un circolo virtuoso e ai nostri tempi è difficile ritrovare certe cose.
DORIANA TOZZI