1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.
Mi chiamo Enrico Lombardi e sono un cantautore. Scrivo canzoni in italiano con la mia chitarra acustica, rientrando nel calderone dell’etichettatura “Pop”. Vengo dall’Abruzzo, paradiso semi-sconosciuto di sapori e meraviglie, citato solo nelle note biografiche di Gabriele D’Annunzio, Marco Verratti e Rocco Siffredi. E degli arrosticini. Vivo (chissà per quanto ancora) a Pescara.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?
Ho sempre vissuto la musica come una necessità esistenziale, ascoltando e componendo canzoni senza il pensiero di rispondere ad un particolare bisogno altrui. Forse è questo che rende squattrinati noi artisti, non pensiamo al fatto che la nostra musica sia la risposta ad un bisogno, anche se non lo vogliamo… E dire che ho una formazione accademica nel marketing. Spero piuttosto di alimentare con la mia musica un bisogno di autenticità, in un panorama forse troppo costruito dai talent.
3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?
A dieci anni odiavo Wish you were here dei Pink Floyd, album ascoltato in un loop continuo dai miei fratelli. Ma era solo una rivalsa gratuita da fratello minore che si voleva distinguere. Poi con la facilità di un adolescente sono passato dai Queen ai Nirvana, e giù tutta la scena di Seattle. Alle superiori ho scoperto l’album Led Zeppelin III e mi sono innamorato perdutamente: ancora oggi sento le mie radici nella chitarra acustica di Tangerine. Poi sono arrivati i cantautori italiani: Lucio Dalla, Lucio Battisti, Ivan Graziani, Rino Gaetano. Scoperti tardi, insieme con la consapevolezza che un testo in italiano arriva subito al cuore dell’ascoltatore, mentre con la musica straniera prevale generalmente la musicalità prima del significato del testo. Ultimamente i miei ascolti più frequenti su Spotify sono: Piers Faccini, Lucio Dalla, Tame Impala, LP, Brunori Sas, Francesco Di Bella.
4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta.
Marilyn, ovvero il singolo appena uscito in anteprima su I Think Magazine (qui: https://www.ithinkmagazine.it/video-anteprima-enrico-lombardi-marilyn/). Un po’ perché è la prima canzone che ho pubblicato, anche se l’ho scritta tempo fa e ci sono affezionato, ma soprattutto perché è l’unica del mio repertorio ad essere stata pubblicata finora… Meglio tardi che mai. Da qui a un anno conto di avere il mio primo album e altri singoli all’attivo, e una scelta più ampia. E chissà che non sceglierò ancora Marilyn.
5.Il disco che ti ha cambiato la vita.
Oltre a Led Zeppelin III già citato, un disco che mi ha cambiato la vita è Io tu noi tutti di Lucio Battisti. Ancora oggi suona diretto, immediato, eppure sa essere al tempo stesso evocativo, visionario, lisergico come sarebbe soltanto Bob Dylan suonato dai Tame Impala. Un monumento alla libertà, espressa in parole e musica.
6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.
Il mio primo concerto live è al tempo stesso il migliore e il peggio organizzato, e in fondo non poteva essere altrimenti a vent’anni. Col gruppo in cui suonavo allora (Malagrida) abbiamo aperto il concerto ad alcuni amici, suonando cinque brani ovviamente a gratis. Il locale era il bar di uno stabilimento sul mare, noi facevamo rock e il pubblico medio era, tolti i nostri venti amici venuti a sentirci, over 50. Abbiamo suonato in prima serata senza fare un vero sound-check; nei primi due pezzi il pubblico non sentiva la voce perché le casse principali erano spente, e noi dai monitor non ci siamo accorti di nulla, anche perché eravamo al settimo cielo. Al terzo brano si è rotta una corda al chitarrista. Al quarto e quinto non ricordo bene, birra e whiskey insieme non aiutano la memoria. La notte è finita al mattino seguente con l’inutile tentativo mio e di una mia amica di asciugare e mascherare col febreese una bottiglia di Jack Daniel’s caduta sul pavimento della Fiat Punto prestata da mio padre. Non proprio quello che speri ti possa accadere nel rock. Ma è uno dei tanti aneddoti musicali che mi fanno sentire vivo ancora oggi.
7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.
Domandone. In linea generale non me la sento di puntare il dito contro un locale, non per timore ma perché se c’è qualcosa che è andato storto, la colpa potrebbe non essere sempre del gestore. Certo, se va sempre storto è sicuramente sua la colpa. Anni fa suonai in un locale rinomato per la musica dal vivo in provincia dell’Aquila, erano le selezioni di un concorso. Era fine ottobre, il locale era senza riscaldamento, follia. Alcuni mi dissero che era cambiata la gestione e che era sempre così da un po’ di tempo a questa parte. Chiuso definitivamente dopo due mesi, forse il gestore è ancora lì dentro, ibernato.
A Pescara il circolo Arci Scumm fa un ottimo lavoro di programmazione artistica, puntando tutto sulla musica: ci suonano gruppi dall’estero, il locale è in pieno centro storico. Ho visto concerti di gruppi stoner, fino al concerto di Francesco Di Bella. Più che essere sottovalutato, forse soffre delle dimensioni minimali del locale, ma con una gestione oculata è probabile che a breve troveranno il modo di ampliare per ospitare eventi più grandi. O forse hanno trovato il loro nirvana. Io però nella mia città rimpiango il Mono, l’Ecoteca, il WakeUp… che anni magnifici per Pescara.
8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.
Tangram, gruppo microwave soul e space funk – https://www.youtube.com/watch?v=8tu1pgmsB-o
Andrea Piermattei, cantautore – https://www.youtube.com/watch?v=gFihl9i6lmM (dedicata a Lucio Dalla)
Sandra Ippoliti, cantautrice – https://www.youtube.com/watch?v=q1zqYWO4HF8.
9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.
Chi ha interesse a contattarmi può farlo direttamente con un messaggio sulla mia pagina Facebook. Scambio volentieri pareri sulla deriva oltranzista di Donald Trump, sull’invasione dei comunisti col Rolex e sulla prossima triplete dell’Inter, ovvero la tempesta del cinquantennio attesa nuovamente per il 2060.
10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.
D: Potendo rinascere, vorresti sempre diventare un cantautore?
R: Sì, certo. Magari bellissimo, con un fisico scultoreo e un’attitudine innata per i sorrisi di convenienza. Così magari mi risparmio tutta la gavetta, e non servirà neanche scrivere canzoni, c’è chi lo farà al posto mio, basta con una vita di stress emotivi. Sai che pacchia… Anzi no, c’ho ripensato. Meglio la gavetta.
DORIANA TOZZI