1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.
Mi chiamo Giovanna Dazzi, sono una cantautrice, vivo a Parma e propongo musica pop interamente scritta da me ma spesso e volentieri suonata e prodotta da qualcuno più bravo. Nel 2017 è uscito il mio secondo EP, Orione; sono tre canzoni come tre stelle delineate che disegnano un percorso intimistico nel quale vengono espressi pensieri sulla vita e sull’umanità.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?
È una domanda che pochi musicisti si pongono in effetti, forse perché spesso chi propone musica sente come impellente il proprio bisogno di farlo dimenticando che là fuori c’è un pubblico a cui bene o male è necessario rivolgersi. Io non so se il panorama musicale italiano ha bisogno di me… Se il mio lavoro piacerà a qualcuno sì, se non piacerà a nessuno la riposta è no…
3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?
De Andrè, Edoardo Bennato (infanzia), Dire Straits (pre-adolescenza), il blues e il rock blues (adolescenza) e poi in ordine sparso fino ad oggi: Leonard Cohen, Ustmamò, Noir Désir, Massive Attack, Lali Puna, Moby, Gianmaria Testa, Max Gazzè, Samuele Bersani.
4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta.
Il grattacielo, il primo brano del mio precedente EP. Potete ascoltarlo qui: https://soundcloud.com/dazzigiovanna/01-il-grattacielo-1.
È la mia canzone preferita del mio repertorio perché è stata scritta in un particolare periodo felice della mia vita e perché credo sia tra i miei brani più riusciti in buon equilibrio tra testo, musica e suoni. A distanza di sei anni mi emoziono ancora quando lo riascolto.
5.Il disco che ti ha cambiato la vita.
Oddio non saprei quale scegliere! Nostalgicamente dico Capitan Uncino antologia del 1992 di Edoardo Bennato. Io avevo 11 anni e lo ascoltavo a ripetizione nella macchina di mio padre, uno dei dischi che mi ha fatto pensare per la prima volta che sarebbe stato bello raccontare storie in musica.
6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.
Il più bello sicuramente è stato il concerto per la rassegna Donneincanto 2011 al Teatro Comunale di Busto Garolfo: acustica perfetta sul palco (una rarità), bell’atmosfera, pubblico coinvolto, sala piena, trattamento ottimo da parte dell’organizzazione. Il teatro per me rimane sempre la miglior location.
Il peggiore: una sera di Halloween in un locale dell’Appennino parmense 10 anni fa o più. Il locale era fatto a forma di L e c’era davvero tantissima gente, ma era tutta ammassata nel lato dove c’era il bancone; noi suonavamo nell’altro lato, dove l’unico spettatore era il fonico! Una situazione disperata. Comunque queste esperienze ci vogliono, temprano il musicista; dopo sei pronto a tutto.
7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.
Un locale che conosco bene è la Cantina Garibaldi a Cavriago (RE), ci ho suonato diverse volte in passato e sono andata a sentire molti concerti di qualità. La programmazione è sempre più raffinata, dedicata soprattutto alla musica jazz, blues ma anche a progetti particolari. Il livello della proposta musicale è molto alto e anche la location è molto bella sia nei mesi invernali che nei mesi estivi. È già molto frequentato e amato ma ha i numeri per diventare un posto ancora più famoso.
Invece il nome di un locale eccessivamente valutato adesso non mi sovviene ma in generale non amo i locali un po’ troppo radical chic o forzatamente “alternativi”.
8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.
Elememphis, funky; E-motu, pop industriale/indie electro rock; Tafel Musik, indie folk rock.
9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.
Questi sono i link:
https://www.facebook.com/giovannadazziofficial/?fref=ts.
10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.
D: Cosa significa per te scrivere canzoni?
R: Scrivere canzoni è una continua ricerca e una continua scoperta: serve anche per conoscermi meglio. Spesso mi capita di scrivere un brano per poi capire solo alla fine ciò di cui ho veramente voluto parlare. Ultimare una canzone è quanto di più emozionante mi possa ancora capitare, una vera droga e io non voglio smettere.
DORIANA TOZZI