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Thumbnail: uno sguardo sugli Inverso

THUMBNAIL1.Chi siete, da dove venite e che musica proponete.

Un Fiorino! Avrebbe risposto Massimo Troisi! Ah, che grande Massimo Troisi, se penso al giorno in cui è morto mi viene da piangere. Ero a letto con la febbre. Su qualche canale è subito partita la rassegna dei suoi film. Ho rivisto per l’ennesima volta Ricomincio da tre e come sempre ho riso… Solo sulla battuta finale ho pianto. Per quei pochi sfortunati che non lo sanno: nel film, Marta, la fidanzata di Gaetano (Troisi), napoletano Doc, “emigrato” in Toscana in cerca di fortuna, lo tradisce con un ragazzino e rimane incinta. Figuriamoci in quegli anni… l’onore di un uomo del sud vilipeso in modo così funesto… Gaetano è pronto a lasciare Firenze e la sua fidanzata per sempre… Poi nell’ultima scena: “Ma se proprio dovessimo tenerlo questo bambino come lo chiameremmo?” E lei stupita: “Non lo so non ci ho pensato… Massimiliano?” e lui: “No no per carità… Massimiliano viene maleducato… chiamiamolo Ugo…” E lei: “Come tuo padre?” etc… etc… Capite la grandezza di quest’ultima battuta? In una sola frase Troisi rompe gli stereotipi legati al mondo del sud, e in generale al mondo maschilista, accettando il tradimento della compagna e anche il figlio non suo che porta in grembo, e nella stessa battuta salva quelle buone tradizioni familiari e millenarie che caratterizzano un intero popolo, come chiamare il figlio con lo stesso nome del padre.

Se pensate che ho divagato con la risposta sbagliate. È da qui che veniamo, da questo tipo di lotta, silenziosa, sofferta e sincera e inversa. Mantenendo le basi della tradizione cantautorale italiana, la melodia, le introduzioni musicali, i finali a sfumare, i testi difficili e poetici e cercando di scardinare gli stereotipi che la musica d’oggi e il mainstream impongono di seguire. Le nostre canzoni si chiamano Ugo e sono un pugno nello stomaco come quando la tua ragazza ti confessa di essere incinta di un altro. Noi siamo gli Inverso.

2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di voi?

Ah no, per carità, oggi come oggi nessuno ha bisogno di nessuno e di niente, c’è talmente tanta scelta in ogni campo che si può fare a meno dell’80% dei locali (che tanto sono sempre vuoti), dei ristoranti, che tanto stanno tutti dal cinese con la formula “All you can eat”, delle radio che tanto nessuno ascolta più e di certo si può fare a meno dell’80% dei cantanti e delle band in circolazione al momento (più che mai vero per la scena indipendente), che stampano 1000 cd del loro ultimo album e ne vendono 68 a prezzo pieno tra amici e parenti e poi i restanti 932 li regalano perché non sanno più che farsene. Detto ciò, non so se ho risposto alla domanda… La risposta è sì, assolutamente: il panorama musicale aveva bisogno di noi. Fosse per me la nostra musica dovrebbe essere trasmessa quotidianamente a reti e a radio unificate e i testi studiati a scuola nell’ora di italiano e certi passaggi armonici ripassati nell’ora di musica… C’è ancora l’ora di musica a scuola o si è già capito che se ne poteva fare a meno?

3.Se voi foste una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al vostro sound?

Il nostro primo album raccontava giustappunto un viaggio longitudinale da Est ad Ovest, tanto che il vinile presentava due InversoUnaVitaAMetaCOVERlati ma non A e B, bensì lato E e O. Il nostro nuovo album invece racconta un viaggio nel tempo, partendo dai romantici valzer inizio ‘800 di Chopin, passando per il dixieland anni ‘20 dell’America del Sud, toccando lo swing newyorkese degli anni ‘30, la canzone popolare romanesca degli anni ‘50, il beat inglese degli anni ‘60, le musiche da pianobar della fine degli anni ‘70 e sfiorando appena il pop di fine secolo. Le coordinate? 1800 – 1999.

4.Il brano del vostro repertorio che preferite e perché questa scelta.

Certamente Bella de papà, non fosse altro perché è il singolo e il video del nostro nuovo album appena uscito, Una vita a metà… Poi a cantare nel proprio dialetto ci si sente più a proprio agio. Guardate qui il video: https://www.youtube.com/watch?v=Xj1cdBUTjWo.

5.Il disco che vi ha cambiato la vita.

A me personalmente il White Album dei Beatles e Oltre di Baglioni ma immagino che l’album che davvero cambierà la mia vita sarà uno nostro che un giorno mi permetterà di vivere solo con la musica.

6.Il vostro live più bello e quello invece peggio organizzato.

Ogni anno nel giorno del compleanno della band organizziamo qualcosa di diverso. L’anno scorso il sol leone di Roma ci ha permesso di organizzare un live in uno dei parchi più belli della capitale, la Caffarella. Amici, curiosi, bambini e qualche cane si sono fermati ad ascoltare un po’ della nostra musica e a bere bevande calde e patatine oleose insieme a noi.

Il live più strambo, invece, l’abbiamo fatto in piazza in un paese dell’Abruzzo. Festa patronale, salsicce e vino a volontà. Saliamo sul palco e sfoderiamo la nostra canzone più “d’acchiappo”, si avvicina una signora al palco e ci chiede se possiamo suonare un cha cha cha… poi I Watussi, poi un valzer, poi la macarena… e così via fino a notte fonda…

7.Il locale di musica dal vivo secondo voi ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove avete suonato o ascoltato concerti di altri.

Questa domanda necessiterebbe una risposta articolata dopo un’analisi approfondita del panorama e della condizione dei live club a Roma (dove suoniamo noi) ma in generale in Italia. Senza entrare nello specifico, una volta il nome di un locale era abbastanza per garantire della buona musica e una buona serata, oggi non è così, puoi entrare in un locale rinomato e trovare quattro sgangherati con le chitarre elettriche a palla che suonano perché hanno tanti amici che vengono a bere, così tu che sei entrato nel locale per cercare della buona musica dal vivo te ne vai a gambe levate.

Naturalmente può succedere la situazione opposta, localino scalcinato che ospita quella sera una bella situazione live e tu rimani a bere fino a quando i musicisti hanno tolto l’ultimo cavo dal palco.

InversoBandC’è una libreria qui al centro di Roma che si chiama Altroquando, si scendono delle scale e si accede a un luogo magico… c’è addirittura un pianoforte… qui si può ancora suonare e soprattutto trovare gente disposta ad ascoltare.

8.Le tre migliori band emergenti della vostra regione.

È probabile che questa intervista sarà letta da cinque miei amici musicisti che poi mi chiederanno perché ho citato solo tre di essi. Un po’ di sana omertà qualche volta non guasta!

9.Come seguirvi, contattarvi, scambiare pareri con voi.

Il modo più semplice è sicuramente FB: Inverso. Il modo più bello è venire ad un nostro live. Per sapere di un nostro live bisogna usare il metodo più semplice, fb, che poi vi indicherà il modo più bello, un nostro live. Alla fine del live inviteremo a mettere like alla nostra pagina per seguirci nel modo più semplice, tramite fb, e invitare gli amici a mettere like a loro volta, ma soprattutto invitarli a un nostro live e così via.

10.La decima domanda, che mancava: “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.

D: Sperate nel successo con il vostro nuovo album, Una vita a metà?

R: No. Per quanto Una vita a metà sia improntato sul tema del ricordo, quello che più ci interessa è il presente e l’immediato futuro e la parola “successo”, essendo un participio passato, è fondamentalmente qualcosa di già andato, morto. Ci piace il “succederà” o forse ancora più realisticamente il “succedendo” perché, come cantava Baglioni, “La vita è adesso” e nel caso nostro è “a metà adesso!”

DORIANA TOZZI

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