1.Chi siete, da dove venite e che musica proponete.
Siamo Sebastiano, Giulia e Sergio e siamo i LeadtoGold, band trip-hop e veniamo da Augusta (SR).
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di voi?
Non sappiamo se il panorama musicale italiano ha bisogno di noi, siamo in attività da poco più di un anno e non abbiamo la pretesa di “cambiare il mondo con la nostra musica”. Semplicemente ci piace ascoltare e suonare un certo tipo di musica sperando di comunicare qualcosa a chi ci ascolta, ci segue o viene a vederci durante i nostri live.
3.Se voi foste una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al vostro sound?
Wow! Be’ possiamo dire quali sono le band di riferimento che più di tutte ci influenzano nella composizione e negli arrangiamenti, ma non sappiamo quanto di queste band siano poi presente nel nostro sound. Presentandoci come formazione trip-hop non possiamo fare a meno di menzionare la “scena di Bristol” con i Portishead, Massive Attack, Tricky e sicuramente c’è qualcosa dei Gorillaz e dei lavori solisti di Damon Albarn.
Poi, essendo il trip-hop una commistione di più generi più che un genere a sé ben definito, c’è spazio per tantissima altra roba dalla più disparata, Velvet Underground, Depeche Mode, Marilyn Manson, Nirvana, Lana Del Rey…
4.Il brano del vostro repertorio che preferite e perché questa scelta.
Sebastiano: Where’d You Run; è stato il primissimo brano dei LeadtoGold che ho registrato e arrangiato interamente con l’iPhone (ci tengo a precisare che era un iPhone 4, di una lentezza inaudita); nel nostro canale YouTube è presente il video basato su quella versione, mentre su Spotify è possibile ascoltare la versione 2.0. Tutto ‘sto casino del gruppo è nato per cazzeggio e con Where’d You Run:
https://open.spotify.com/track/6EVW89suGe2eTyVHIL2p0r
Giulia: Io invece credo proprio che sia Ebony, una commistione di chitarre darkettone e violini “filmici”, intrisi di sesso sadomaso, perversioni e piacere, lo trovo un pertinente manifesto di affermazione sessuale. Poi è la primissima canzone che ho cantato su un palco e di cui ho scritto il testo e tutt’oggi eseguirla dal vivo mi mette un’ansia patologica. Qui potete ascoltarla su Spotify: https://open.spotify.com/track/6FCmxCMsMoKKOhmqb2z1gb.
Sergio: Io scelgo Less is More, e non perché sono un architetto, ma perché la semplicità della struttura della canzone la rende estremamente valida e mi stupisce ogni volta che la proponiamo:
https://open.spotify.com/track/0ImzXh6NmG2Nf59pmhouoz
5.Il disco che vi ha cambiato la vita.
Sebastiano: American Idiot dei Green Day. So che può sembrare un po’ banale, ma avevo quindici anni quando uscì e grazie a quel disco ho capito che non dovevo essere un mostro di tecnica per trasmettere con la musica. Ho cominciato a suonare grazie a quel disco, quindi sì, mi ha cambiato la vita. Poi credo sia ingiustamente snobbato e bollato come “commercialata” da molti, come se fosse un crimine vendere tante copie. I miei gusti comunque sono decisamente cambiati, ma non rinnego Billie Joe.
Giulia: Non credo di avere un disco che mi ha cambiato la vita, ma ha un posto speciale nel mio cuore Pink Moon di Nick Drake. Quel senso di malinconia e profumo di casa non l’ho ritrovato in nessun altro disco.
Sergio: Kid A dei Radiohead. Sentito per puro caso a quinici anni, ha segnato la mia reale svolta verso l’elettronica…
6.Il vostro live più bello e quello invece peggio organizzato.
Il miglior live in assoluto è stato quando abbiamo vinto il Nuove Zanne, contest indetto da Zanne Festival, che ci ha dato l’occasione di poter suonare davanti migliaia di persone aprendo per una band internazionale e di grande esperienza come i Calexico, senza contare che nei due giorni precedenti hanno suonato sullo stesso palco i Black Rebel Motorcycle Club e i Blonde Redhead. Avevamo addirittura un camerino!
Il peggiore è stato in occasione di un altro contest di cui adesso non ricordiamo il nome perché il cervello tende a farti ricordare solo le cose belle e rimuovere quelle brutte. C’era un caldo allucinante, abbiamo dovuto pagare una quota d’iscrizione senza saperne nulla, qualcuno ci dice di salire sul palco senza aver fatto un minimo di sound check e senza che nessuno dei presentatori ne fosse al corrente: esecuzione ovviamente penosa di fronte a pochissima gente che tra l’altro ci guardava come se avessimo delle malformazioni. Abbiamo suonato due pezzi malissimo, dopo aver fatto 100 km, pagato una quota a sorpresa e ovviamente non aver vinto.
7.Il locale di musica dal vivo secondo voi ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove avete suonato o ascoltato concerti di altri.
Vista la situazione non particolarmente esaltante della musica live in zona (e forse anche in Italia, parlandone con qualche amico…) non ci sentiamo di dare dei giudizi su chi decide di investire sulla musica indipendente: qualsiasi locale più o meno grande che crede in qualcosa di diverso dalla classica tribute band va apprezzato e sostenuto.
8.Le tre migliori band emergenti della vostra regione.
Ovviamente non possiamo non citare La Governante con la quale abbiamo un fil rouge in tutti i sensi, visto che Sergio è il loro batterista e ha i capelli rossi. Io e Giulia poi abbiamo recitato anche in un loro videoclip e condividiamo anche la stessa sala prove; un giornalista ha avuto anche il barbaro coraggio di parlare di una “Siracusa Sound”. D’altronde sempre in zona è uscito Colapesce.
Ci sono poi i Graziella Kriminal, un power duo di invasati con marranzano stile Beastie Boys, e Da Black Jeezus.
9.Come seguirvi, contattarvi, scambiare pareri con voi.
Facebook: https://www.facebook.com/ltgleadtogold
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCeWqspPuQMcc40YOwl4TXFg
Spotify: https://open.spotify.com/artist/4tgiQzO3WzT7CFOuhJyQBV.
10.La decima domanda, che mancava: “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.
D: Al giorno d’oggi, quanto vale effettivamente la musica in una band emergente?
R: Poco, o quantomeno non il “giusto”. Ai giorni nostri ormai tanti sono in grado di comporre e addirittura produrre canzoni più o meno buone o commercialmente valide grazie a internet, ai pc o addirittura gli smartphone come nel nostro esordio. Questo aspetto ha il vantaggio di portare tanta buona musica a disposizione di tutti, ma il contro di creare una gran confusione.
Ecco a quel punto che una band per distinguersi non può e non deve limitarsi alla sola produzione musicale, ma creare un’immagine pubblica identificativa che sia in linea con il genere proposto e curare ogni singolo aspetto, dalle foto, ai video, alle pagine social (senza i quali praticamente è come se non esistesse).
Essere una band oggi significa essere, musicisti, registi, fotografi, social manager; è divertente, perché dà più spazio alla creatività e permette esprimersi in maniera più esaustiva, ma si può correre il rischio di perdere di vista l’obiettivo principale, che è appunto la musica.
DORIANA TOZZI