1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.
Chi sono? Domanda che a primo acchito può apparire banalissima, e invece può essere oggetto di una ricchissima varietà di flussi, interpretazioni e risposte.
Sono un depresso cronico felice, lo Zoloft fa miracoli! Il miglior anti depressivo in commercio!
Sono estremamente ambivalente, in tutto. Quali potrebbero essere un paio di esempi esaustivi?! Cinico ma buono, fragilissimo ma forte, forte come un macigno che ruzzola dalla cima di una montagna e si schianta alle pendici di quest’ultima. Instabile ma affidabile e credibile. Mi fermo qui.
Anagraficamente mi chiamo Mario Alessandro Camellini, in arte M.A.C., e sono di Modena.
Per quanto riguarda la domanda sulla musica che propongo sinceramente non ho l’obiettività sufficiente per trarne i connotati. Disturbante, la sola cosa che posso dirvi con forza. Le mie canzoni sono estremamente disturbanti.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?
A questa domanda vi rispondo con una metafora. I nostri avi durante la Grande Guerra, in trincea mangiavano solo la pelle delle patate; ma quando, una volta ogni morte di papa, arrivava un pezzo di pane mezzo ammuffito e fradicio per loro era una grande festa. Ecco, il panorama musicale italiano è la Grande Guerra, ed io tra tonnellate di pelle di patate voglio essere il pezzo di pane.
3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?
Leonard Cohen, Nick Cave, Jeff Buckley, CCCP, Massimo Volume, Il Teatro degli Orrori, gli Offlaga Disco Pax. I primi nomi che mi sono venuti in mente.
4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta.
Alchimia, la prima canzone che ho scritto. A 14 anni. Mi ha dato il la per fare musica!
5.Il disco che ti ha cambiato la vita.
Grace di Jeff Buckley!
6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.
Sono un esordiente, come solista non mi sono mai esibito. Il concerto del 9 novembre è stato il primo con questo progetto, anche se prima ho suonato come turnista alle tastiere, pianoforte, synth e organo.
7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.
Non tutti i locali che ho frequentato hanno una acustica all’avanguardia e sono così pregevoli, ma quando si tratta e si parla di realtà le quali danno la possibilità di suonare a band o a solisti emergenti un loro repertorio, c’è poco da lamentarsi, perché ormai è cosa rara. Ragion per cui questi locali meritano un plauso, e non chiacchiericci vari.
8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.
Molto francamente non seguo certi ambienti che mi consentirebbero di interfacciarmi con nuove realtà. Non conosco il flusso emergente di band o solisti né della mia regione, né di altre. Poi il termine “emergente” può avere mille accezioni, per cui preferisco non espormi, sopratutto per rispetto di chi è stato chiamato in causa; gli artisti emergenti per l’appunto.
9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.
Instagram: ipianetidim.a.c
FB: MAC
10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.
D: Perché hai investito così tanto in un progetto artistico in un paese dove la politica e non solo, anche la gente comune, ti dice che la cultura non deve essere considerata un mezzo di sostentamento economico?
R: Molto semplicemente perché, insieme alla scrittura, è l’unica cosa che so fare. Non c’è di mezzo nessuno slancio sociale o politico. Nessuna utopia, nessuna speranza in un paese migliore. Sono tutte cazzate, amici miei.
DORIANA TOZZI