1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.
Sono un cantautore romano. Provengo dall’esperienza fatta in varie band (genere pop-elettronico, folk, pop). Dal 2022 ho iniziato ad autoprodurre il mio progetto solista. Avevo un po’ di brani nel cassetto; durante il lockdown ho maturato l’idea di realizzarli. Da qui la scelta di lasciarmi alle spalle le esperienze passate ed iniziare un nuovo percorso indipendente. Le mie canzoni spaziano tra vari generi musicali e raccontano la nostra società.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?
Rispondere che il panorama musicale italiano aveva bisogno di me sarebbe un po’ supponente. Diciamo che cerco a mio modo di essere originale. In questo preciso momento storico considero già un atto di ribellione non scrivere canzoni d’amore. Cerco di parlare d’altro. A mio modo, utilizzando parole semplici e dirette.
3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?
Antonello Venditti, Edoardo Bennato, Franco Califano, Rino Gaetano.
4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta.
Il nuovo saggio. Perché parla in maniera metaforica di me e della mia vita. Lo sento quindi particolarmente legato al mio essere.
5.Il disco che ti ha cambiato la vita.
Liberi liberi di Vasco Rossi.
6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.
Il più bello: al Teatro Olimpico per la finale del Premio Califano del 2016, accompagnato dalla band del Maestro.
Il peggio organizzato: un live con la band in un locale, davanti a sole tre persone! Abbiamo comunque dato il massimo. Sono esperienze che insegnano molto. Esperienze che definiscono i limiti. Capisci che più in basso di lì non puoi andare e a quel punto puoi solo salire (se hai la determinazione per farlo).
7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.
Qui parlo in linea generale. Non apprezzo molto i locali che propongono solo cover band. Apprezzo tanto invece i locali che propongono musica originale. Prima di essere un cantautore sono un ascoltatore di buona musica. Un cantautore crea un’emozione. Un interprete la riproduce. Ho sempre voglia di ascoltare cose nuove. Apprezzo chi crea.
8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.
Ilaria Argiolas, Elettric Superfuzz e Il traffico dei pinguini.
9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.
https://www.youtube.com/@massifarina
https://www.facebook.com/massifarina2020
10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.
D: Pensi che l’invidia tra artisti faccia bene al cantautorato per tenere viva la competizione?
R: L’invidia non è mai una cosa buona. Io credo che alla fine non si è in competizione con nessuno se non con se stessi. Bisogna gioire se qualche nostro amico o conoscente fa qualcosa di buono e usare quel suo successo come uno stimolo per cercare di fare direttamente noi qualcosa di artisticamente rilevante. Se si ama la musica si amano anche i successi degli altri. A queste conclusioni ci sono arrivato dopo anni. Inizialmente non ero così e la competizione con gli altri la vivevo male. Ma poi si cambia (per fortuna) e si capiscono tante cose. Bisogna sostenere chi è sulla tua stessa barca, non contribuire a farlo cadere in mare aperto.
DORIANA TOZZI