1.Chi siete, da dove venite e che musica proponete?
Il nome del nostro gruppo musicale è Nakbyte. È un progetto che attraversa alcuni aspetti della contorta relazione uomo-digitale, tra cibernetica, privacy, social networking e nuove guerre. Incontrati nel progressive, nell’attenzione al contemporaneo, nell’elettronica, nell’underground e nelle nuove visioni artistiche e politiche, Marco Cesari, Daniele Gatto e io, Pierluigi Greco, abbiamo dato vita ad un progetto assolutamente fuori-tendenza in un territorio rappresento dall’unidirezionalità musicale e da brand turistico-ricreativi. Contrariamente ai limiti del divertentismo musicale dilagante, in un garage situato a pochi passi dalla piazza principale di Tuglie, uno sperduto piccolo paese del territorio salentino, nel 2013 abbiamo deciso di recidere un percorso ormai alla deriva e di dare sfogo a non semplici creatività, a non semplici fruibili produzioni sonore, facendo i primi passi verso quelli che sarebbero divenuti degli input importanti nella scena musicale del territorio salentino. Coinvolgendo artisti e musicisti sotterranei ed innovativi, abbiamo sempre proposto performance musicali e visive sperimentali. Unendo le nostre identità artistiche in un mix audio-visivo ricercato, presentiamo un live electro-rock impetuoso, costituto da brani musicali supportati da sequenze audio, synth e suggestivi interventi visivi. Il progetto esige emozionare, informare, riflettere con l’ascoltatore sul contemporaneo, di umano, assoggettamento, dominio e molto altro. Sistemi di controllo informatici sempre più sofisticati, la questione della privacy, innovazione concernente armamenti e nuovi sistemi di offesa e controllo, le cyberwar, l’hackeraggio, l’iper-connessione che distrugge la reale condivisione del sentimento, dell’emozione, sono solo sinteticamente i temi al centro del nostro interesse compositivo.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di voi?
Il panorama musicale italiano ha bisogno di noi come ha bisogno di tutti coloro che hanno fatto della musica la propria meta, della ricerca artistica la propria vita e della vita qualcosa di artistico. Il panorama musicale italiano necessita di essere destrutturato, di ricevere importanti input che lo portino a superare le barriere imposte dal guadagno, dall’interesse economico e sociale. Il panorama musicale italiano ha l’urgenza di abbracciare coloro che fanno della ricerca e della sperimentazione un lavoro esistenziale e di portarseli con sé. Nakbyte fa parte del vettore direzionato alla modifica di questo mondo e dei propri sistemi. Il progetto Nakbyte porta con sé il dubbio, la domanda e la tendenza artistica a provare a superarsi, dando attraverso la musica e l’arte in generale le proprie risposte. Nakbyte è per noi la resistenza al reale, al sistema ed a noi stessi e questo non può che far parte di questo panorama.
3.Se voi foste una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al vostro sound?
Accendete il navigatore. Nella finestra di dialogo provate a scrivere “Nakbyte”. Prendete una mazza e dategli addosso gridando “Next time motherfuckers!”, assicurandovi di avere distrutto completamente il navigatore. Forse prima di farlo esplodere potrebbe darvi confuse indicazioni quali: provate a virare verso sinistra, capovolgendovi, coprendovi gli occhi ed ascoltando Revolution dei Nakbyte. Forse qualcuno dirà che ci troveremo in via Tool, qualcun altro in via Mars Volta, alcuni sosterranno di essere nel mondo dell’industrial e dell’elettronica, alcuni del metal, altri nel quartiere Nine Inch Nails. L’unica realtà è che Nakbyte è un progetto complesso come complesse sono le coordinate per raggiungerlo.
4.Il brano del vostro repertorio che preferite e perché questa scelta.
Obliquus rappresenta l’onda schizofrenica ma allo stesso tempo sistematica del nostro pensiero. Questo brano è stato la nostra prima pubblicazione e non possiamo che onorarlo scegliendolo nuovamente. Obliquus è un brano spezzato, complesso, destrutturato, veloce e significativo. È caratterizzato da linee melodiche matematiche e folli dinamiche meccaniche che riallacciano l’umano al tecnologico e provano a dare con chiarezza l’idea di incomprensibilità e a fornire spunti emotivi per rappresentare l’alienazione tecnologica. Obliquus è sicuramente tra le nostre preferite perché rappresenta anche quella che noi chiamiamo visione obliqua del reale, l’unica visione possibile per affrontare le questioni e tendere ad un superamento.
Qui è su Spotify: https://open.spotify.com/album/0UDmfsV7keTLNfWsTHcyKc
Qui su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=-D6jbUKuUlE.
5.Il disco che vi ha cambiato la vita.
Pier, batteria: Imaginary Landscape No. 1 di John Cage, 1939
Marco, chitarrista: Fiesta di Raffaella Carrà, 1977
Daniele, bassista: Genesi di Sebastião Salgado, 2013.
6.Il vostro live più bello e quello invece peggio organizzato.
Uno dei live più belli è stato quello all’Istanbul Cafè, quando abbiamo presentato per la prima volta il progetto su un palco importante di fronte a tanta gente. Quel concerto è stato bellissimo perché abbiamo collaborato con i due artisti di musica elettronica e drone che hanno suonato prima di noi, Petrolio e Bad Girl, facendo l’ouvertures ed intervenendo musicalmente. Il connubio con le due performance antecedenti ha creato un mix devastante. Con il pubblico circondato, da una parte la strumentazione di Petrolio e Bad Girl, dall’altra il palco con il concerto dei Nakbyte, la serata, così costruita, ha ispirato i nostri concerti futuri.
Fortunatamente per adesso live peggio organizzati non ne ricordiamo.
7.Il locale di musica dal vivo secondo voi ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove avete suonato o ascoltato concerti di altri.
In Italia i locali di musica dal vivo sono diventati sempre più rari. Nel territorio salentino Tony Casilli con le serate organizzate all’Istanbul Cafè aveva fatto di quel luogo, di quel palco, un punto di ritrovo fondamentale per la musica alternativa. Essendo stato sempre sottovalutato, purtroppo ha resistito finché ha potuto ed oggi alla scena salentina e italiana l’Istanbul Cafè manca fortemente.
I locali sopravvalutati invece sono troppi da elencare.
8.Le tre migliori band emergenti della vostra regione.
Le tre migliori band emergenti della scena pugliese a nostro parere sono: i Veneri Anadyomenes, gruppo progressive rock psichedelico (https://www.facebook.com/VeneriAnadyomenesBand/); i Warknife, gruppo storico death metal (https://www.facebook.com/warknifeband/) e gli Ajna, progressive rock (https://www.facebook.com/AJNA-141052489289366/).
9.Come seguirvi, contattarvi, scambiare pareri con voi.
Chi volesse può visionare il nostro sito web all’indirizzo www.nakbyte.com e ascoltare e/o acquistare la nostra musica su tutti i digital store e siti di streaming.
Per essere aggiornati sull’uscita dei nuovi singoli consigliamo l’iscrizione sul canale Youtube a questo indirizzo: https://www.youtube.com/channel/UCROi3ubMz1MUXKS6zIWfaHQ
O anche su Facebook: http://www.facebook.com/nakbyte/
Su Instagram: https://www.instagram.com/nakbyte
Su Twitter: https://twitter.com/nakbyte
E su Vimeo: https://vimeo.com/309718694.
10.La decima domanda, che mancava: “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.
D: Perché “Nakbyte”? Cosa intendete con questo termine?
R: Il nome viene dall’unione di Al-Nakba, “catastrofe” in arabo-palestinese, e byte, elemento base dell’indirizzabilità nelle architetture dei computer e l’unità di misura delle capacità di memoria. Al-Nakba è il termine con il quale il popolo palestinese individua il giorno della catastrofe per il loro popolo, il giorno in cui la maggior parte di loro sono stati cacciati dal proprio territorio divenendo profughi. Non poi così tanto tempo fa, nel 2011, durante le primavere arabe, dalla Siria all’Egitto, alla Tunisia, la rete ha ricoperto un ruolo fondamentale per l’organizzazione politica contro il potere ed è stata un mezzo importante per combatterlo. Oggi invece, la “rete”, intesa come trappola, siamo convinti ci renda sempre più vulnerabili, sempre più deboli e meno predisposti all’organizzazione politica, alla critica, ad una consapevolezza individuale ed autentica, riducendo le occasioni di costruzione di una coscienza politica. Essa appiattisce ogni uomo al fine di creare una nuova schiavitù. Crediamo che le volontà reali dietro l’utilizzo delle tecnologie di rete e dei social network non siano per l’unione dei popoli all’interno di dinamiche volte alla conoscenza reciproca, non siano per il reale scambio di opinioni, per l’intercultura, per l’informazione libera, per la riduzione delle distanze geografiche e culturali, per l’incremento delle comunicazioni ma, al contrario, ad un prezzo molto alto per la dignità dell’essere umano, per il potere politico, economico, per il controllo sociale. Il concetto di “Nakbyte” è anche collegato alla memoria informatica(byte) della catastrofe, interpretazione realistica e allo stesso tempo apocalittica/catastrofica della categoria, definita primariamente da Umberto Eco, di memoria mineraria, cioè fondata sul silicio, che si rifà alla memoria digitale, che si scontra definitivamente con la memoria biologica della mente umana. Nakbyte, intesa come “catastrofe informatica” e/o “memoria della catastrofe”, è sinonimo della realtà che stiamo subendo ed è simbolo della nostra resistenza artistica.
DORIANA TOZZI