1.Chi siete, da dove venite e che musica proponete.
Ciao! Siamo gli Osaka Flu, un trio composto Daniele (chitarra e voce) e Francesco (basso) – fratelli – e da Michele (batteria). Siamo di Arezzo, attivi dal 2011 e suoniamo un punk-rock-garage molto diretto, sia nei testi che nel sound. È uscito da pochi mesi KM183, il nostro secondo album, questa volta interamente cantato in italiano, a differenza del precedente lavoro Look out kid, cambio di lingua nato dalla necessità di stabilire una connessione più forte con il nostro pubblico. KM183 ha un sound sporco, ruvido, veloce e senza fronzoli, con dei testi che parlano delle difficoltà della nostra generazione: trentenni in una società inospitale e reticente, soprattutto nei confronti dei più giovani.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di voi?
Certo! Il panorama musicale italiano ha un disperato bisogno di band che non hanno paura di esporsi, sia dal punto di vista musicale che contenutistico, ed è quello che cerchiamo di fare noi. La musica per noi è una necessità: ci ha accompagnati sin dall’adolescenza, ha rappresentato prima ribellione, poi crescita e maturità. Non possiamo separarci da lei e dalle nostre origini musicali. Ciò che ci spinge a salire sul palco o a cantare davanti ad un microfono in sala prove è qualcosa di primordiale, a cui siamo legati in una maniera profonda e inspiegabile. Gli Osaka Flu faranno sempre musica, poco importano fama, successo e dimensioni del pubblico. Suonare ci fa stare bene, anche quando tutto il resto va a puttane.
3.Se voi foste una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al vostro sound?
California, United States, 1990 è il luogo da cui è partito il nostro viaggio verso KM183. Band come Operation Ivy, Descendents, i primi Green Day sono stati il nostro primo vero contatto con la musica. Il percorso prosegue nel Regno Unito dove abbiamo perso la testa per i Clash e i Buzzcocks. Abbiamo navigato i prati verdi dell’Irlanda con band come gli Stiff Little Fingers per poi migrare verso la NY del 1970 raccontata da mostri sacri come i Ramones e Bob Dylan. Ci spostiamo quindi in Minnesota con Eddie Cocran e poi in Arkansas e Tennessee col folk di Johnny Cash, per ritornare nel vecchio continente con l’originalità compositiva dei Beatles e il sound dei Rolling Stones. Sono stati Fabrizio De Andrè, Rino Gaetano, Giorgio Gaber e Lucio Dalla a riportarci in Italia con le loro atmosfere popolari e sfrontate. Continuiamo il viaggio nel “Bel Paese” con le sonorità più attuali: Zen Circus, Vasco Brondi, fino a Calcutta e Thegiornalisti. Un bel cammino, che ci rende ebbri delle lingue e dei sogni di tutti questi artisti.
4.Il brano del vostro repertorio che preferite e perché questa scelta.
La Sindrome Del Giovane Holden. Tutti e tre siamo cresciuti con il libro di Salinger dentro il comodino, affascinati dalle avventure di Holden e dalle atmosfere fumose della NY di fine anni ‘40. Il tono riflessivo del libro, la vita strampalata e disperata del protagonista ci sono sembrate familiari. Come noi il giovane Holden affrontava le difficoltà del suo tempo e della sua maturità, come noi alternava momenti di lucidità a momenti di confusione adolescenziale, incompreso da se stesso e dalle persone che lo circondavano, vagabondo senza pace e senza obiettivo. Anche noi ci sentiamo vagabondi, in continua ricerca del futuro. Futuro che ci eravamo immaginati in un modo diverso dalla realtà. Questo è quello che raccontiamo nella canzone: se il libro si conclude con Holden che osserva la sorellina fare un giro sulle giostre, una sorta di addio all’infanzia e all’adolescenza, il nostro ritornello vede il protagonista in attesa, alle giostre, disilluso ma non vinto.
La canzone è disponibile sul nostro canale Spotify qui bit.ly/KM183Spotify, insieme a tutto il disco e ai primi singoli Apocalhipster e Propaganda.
5.Il disco che vi ha cambiato la vita.
Sandinista dei The Clash. È Il disco più pazzo e allucinante del mondo, al primo ascolto la reazione che hanno tutti è “ma che è sta roba?”. È un disco che va ascoltato almeno quindici volte prima di capirci qualcosa. Se i Sex Pistols cantavano No Future No Future, i Clash hanno superato questa visione cinica e catastrofica e sono andati avanti, ci hanno urlato che le cose si possono cambiare, ci hanno parlato di rivoluzione intesa come speranza. Un album unico e di altissimo livello. Purtroppo oggi ci si ferma al primo ascolto o alle playlist Spotify. I dischi secondo noi vanno ascoltati per intero se se ne vuole assaporare la magia.
6.Il vostro live più bello e quello invece peggio organizzato.
Sono entrambi nella stessa location e nella stessa data. L’anno scorso nel tour di Look out kid avevamo un live ad Albenga, ma all’ultimo viene annullato per problemi tecnici e di permessi. Per salvare la situazione, riusciamo a fissare un altro concerto in un piccolo centro anarchico di Dolceacqua, uno splendido borgo al confine con la Francia. Il centro non è prettamente musicale, ma si occupava soprattutto di eventi umanitari e benefici, con conseguente partecipazione di persone di ogni età, dai 18 ai 70 anni. Durante il sound check i meno giovani si lamentano dei volumi e quindi veniamo spostati in una stanza, tra le altre cose sotto l’appartamento di una ragazza che aveva appena partorito, la quale intima immediatamente di chiamare la polizia. Le prove si riducono ad una “suonata” con volumi ridicoli, equiparabili a quelli di quando strimpelli in cameretta a 14 anni. Finite le prove e la cena arriva il momento di salire sul palco e suonare per davvero. Giriamo le manovelle degli amplificatori e i gestori del circolo si dimenticano di quella del piano di sopra. Suoniamo per più di un’ora e mezza a volumi stratosferici ed il risultato è magico e “insurreale” (così si chiamava il circolo) allo stesso tempo. Quaranta pazzi scatenati che ballano come se non ci fosse un domani. Insomma, un incubo tramutato in sogno.
7.Il locale di musica dal vivo secondo voi ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove avete suonato o ascoltato concerti di altri.
Riguardo alla prima parte della domanda, ammiriamo chiunque si metta in gioco per cercare di promuovere la musica, soprattutto quella indipendente, quindi non abbiamo un nome in particolare da segnalarti. Possiamo dire che non condividiamo la politica di chi fa suonare solo le band locali che portano gente a prescindere della qualità della musica. Non fraintendete, siamo a favore del far suonare le band locali ma non capiamo perché in alcune città prima di farti suonare ti chiedono quanta gente porti. Ci sembra una cosa assurda. Un locale deve sostenere tutti, indipendentemente dalla zona di provenienza. Certo, sulla base delle proprie possibilità, ma senza pregiudizi. Le band locali devono crescere sia nella loro città sia nel resto del Paese, per farsi conoscere e conoscere altre realtà.
Riguardo la seconda parte della domanda, vogliamo citare il Velvet Underground di Castiglion Fiorentino (AR) a cui siamo particolarmente legati. Un locale che ha da poco compiuto trent’anni e che offre live di qualità di ogni genere musicale.
8.Le tre migliori band emergenti della vostra regione.
La nostra zone brulica di proposte emergenti. Quelle che più ci entusiasmano sono: Sycamore Age, Etruschi From Lakota, Go!Zilla. Tre gruppi per tre “rock” differenti tra di loro, ognuno con le sue caratteristiche e peculiarità.
9.Come seguirvi, contattarvi, scambiare pareri con voi.
È molto semplice: seguite i nostri social, lasciate commenti, mandateci messaggi privati, taggateci nelle foto. Insomma fate come vi pare basta che lo fate 😉 Ci trovate qui:
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10.La decima domanda, che mancava: “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.
D: Dove vorreste arrivare con la vostra musica?
R: Vorremmo raggiungere il maggior numero possibile di persone ed ogni cosa che stiamo facendo ora è atta a questo scopo. Stiamo promuovendo KM183 in un modo per noi del tutto nuovo, dando risalto ad ogni canzone, non solo ai singoli, sfruttando al massimo i nostri social. Veniteci a trovare su facebook, scoprirete il disco brano per brano, con tante iniziative diverse, che sveleremo volta per volta. Lo stesso vale per il tour. Le date sono in continuo aggiornamento e nei prossimi mesi suoneremo in città nuove, che non hanno mai ospitato la nostra musica prima. E lo stesso vale per quello che sarà il prossimo disco, sul quale stiamo già lavorando. Vogliamo che testi e sound possano coinvolgere chi ancora non ci conosce. Quindi: Go, Osaka Go!!! E grazie mille per lo spazio.
DORIANA TOZZI