1.Chi siete, da dove venite e che musica proponete.
Noi siamo PINDAR, siamo un duo anche se il nostro obiettivo artistico è quello di dare forma – o non dare forma, dipende dai punti di vista – a qualcosa che sia allo stesso tempo riconoscibile ma non identificabile, per tale motivo abbiamo voluto presentarci al mondo sotto le sembianze di due automi. Il nostro non vuole essere, dunque, un banale mascheramento, piuttosto una rappresentazione compiuta e impersonale di due soggetti nel contesto di un disegno artistico più ampio in cui ad essere davvero riconoscibile vorremmo che fosse la musica. Non escludiamo, in futuro, di poterci anche dedicare ad altre forme di arte da coniugare magari alla musica, attualmente curiamo personalmente la fotografia e la regia dei nostri videoclip. Il nome PINDAR è un chiaro omaggio al poeta greco Pindaro, un artista libero, dalla lirica sublime, capace di infondere nelle sue opere una carica di tensione e di bellezza uniche, ma PINDAR è anche un acronimo. Il progetto ha preso forma a distanza, tra Roma e Taranto, anche se attualmente viviamo in pianta stabile a Taranto, dunque lo potremmo definire un progetto artistico tutto pugliese. La musica che proponiamo è una contaminazione di generi che attingono sia dal patrimonio musicale italiano che da quello internazionale, è musica elettronica pura, dunque, largo uso di drum machine e sintetizzatori ai quali coniughiamo melodie tipiche della musica pop italiana. Tutto ormai è stato inventato, ma il nostro obiettivo è quello di proporre qualcosa di diverso e, per certi aspetti, distante dalle mode del momento.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di voi?
Come detto in precedenza “tutto” è stato inventato e sperimentato e, per assurdo, non basterebbe una vita intera per godere di tutta la produzione musicale fino ad oggi pubblicata, tuttavia, uno stesso messaggio può essere veicolato attraverso forme nuove di linguaggio. La bellezza delle nuove produzioni musicali si può individuare proprio in questo tentativo di trasmettere sensazioni attraverso un linguaggio differente rispetto al passato. Rispondere alla domanda non è dunque semplice… Certamente avvertiamo l’esigenza di esprimere concetti e sensazioni attraverso la nostra musica e, dal momento che ormai si è sempre alla ricerca di cose nuove, cerchiamo di farlo in modo diverso, attraverso un sound caratterizzato da numerose e importanti contaminazioni. L’obiettivo è quello di plasmare una dimensione musicale tutta nostra la cui utilità sarà esclusivamente quella di produrre musica diversa rispetto a quella che è possibile ascoltare in radio. Questa rappresenterebbe per noi una grande vittoria.
3.Se voi foste una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al vostro sound?
“Take your protein pills and put your helmet on”, in un certo senso ci ritroviamo in questi versi che non hanno bisogno di presentazioni, sono tratti da Space Oddity di David Bowie. Bowie è la nostra “Blackstar”, il nostro punto di riferimento nonché una delle coordinate per poter raggiungere quella che è la nostra idea di musica. Bowie è stato un artista realmente libero, un genio assoluto, la cui musica non si è mai piegata ad alcun compromesso. In Italia solo il maestro Franco Battiato ha raggiunto lo stesso obiettivo, ossia produrre una musica in funzione delle proprie esigenze artistiche e senza alcun compromesso. Questi artisti rappresentano per noi due punti cardinali, il loro sound non ha mai avuto confini precisi perché, di fatto, si è trasformato nel tempo in maniera assolutamente libera dagli schemi del mercato musicale. Oltre a Bowie e a Battiato possiamo individuare un terzo punto cardinale nei Pink Floyd la cui musica, ricca di sperimentazioni e contaminazioni, rappresenta un motivo di ispirazione per noi come per qualsiasi artista moderno. Infine i Kraftwerk, i pionieri della musica elettronica capaci di suscitare emozioni attraverso suoni ed immagini, il cui sound rappresenta per noi il punto di partenza sul quale operare le diverse contaminazioni musicali. Il nostro sound fluttua, dunque, intorno a questi quattro grandi pilastri della musica. Altri artisti hanno comunque influenzato la nostra formazione artistica quali Dalla, Battisti, De Andrè, Morricone e di tanto in tanto guidano le nostre idee creative.
4.Il brano del vostro repertorio che preferite e perché questa scelta.
Attualmente il nostro brano preferito è Bliss (Just be), nostro primo singolo e nostra prima pubblicazione. Questo il link al video ufficiale: https://youtu.be/bgsEczIADvg
La canzone è, impropriamente, una canzone d’amore, anche se non viene raccontato un sentimento piuttosto quella che sembra essere la fine ineluttabile a cui va incontro Sarah, la protagonista. Non c’è spazio dunque per i sentimenti, aleggia piuttosto un’imperturbabile e composta indifferenza nei confronti di tutto ciò che lei rappresenta. Con il titolo Bliss (Just be), ovvero “la felicità sia” vogliamo appunto ironizzare sul futuro incerto della protagonista.
5.Il disco che vi ha cambiato la vita.
È molto difficile individuare un disco specifico che possa aver cambiato la nostra vita, certamente La voce del padrone di Franco Battiato può essere menzionato tra quelli che maggiormente hanno influenzato la nostra formazione musicale e che rappresentano un’ideale musicale di bellezza a cui aspirare.
6.Il vostro live più bello e quello invece peggio organizzato.
Tutti i live sono unici, ognuno riserva un’emozione irripetibile che, in forza di cose, lo rendono bello e diverso, dunque degno di essere ricordato con affetto. In futuro avremo certamente qualcosa in più da scrivere.
7.Il locale di musica dal vivo secondo voi ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove avete suonato o ascoltato concerti di altri.
Non esiste un locale sopravvalutato o viceversa, esistono solo piccoli e grandi palchi ma tutti sono importanti allo stesso modo dal momento che davanti all’artista c’è un pubblico che ascolta e dedica il suo tempo all’ascolto dell’opera. Riteniamo che il palco (e il pubblico) vada sempre rispettato al di là della sua importanza o della sua grandezza
8.Le tre migliori band emergenti della vostra regione.
La Puglia è una culla di talenti musicali, alcuni conosciuti altri invece lavorano nell’ombra ma sono pronti ad emanare luce. Anche questa domanda non ha una risposta semplice, i talenti sono tanti, ma dato che ci viene chiesto di indicare “tre migliori band” risponderemo secondo un gusto puramente personale attingendo da generi differenti rispetto al nostro sound:
Daniele Ippolito, qui è possibile ascoltare la sua Vice City II (https://youtu.be/-wdBN2pOOq8), un musicista indipendente follemente innamorato degli anni ‘80 che produce musica ambient molto evocativa. Chissà, in futuro si potrebbe anche collaborare.
Non Giovanni, all’anagrafe Giovanni Santese, un artista autentico, la sua musica è sentita, vera. Da poco un suo brano, Dan Brown (https://youtu.be/P4PFDiuToWc), è stato scelto come colonna sonora del film di Alessandro Zizzo, L’ultimo giorno del toro.
E ancora Melga, all’anagrafe Gaia Costatini, che propone musica sincera, anch’essa vissuta sulla propria pelle, uno degli esempi più coerenti di musica indie che la città di Taranto possa offrire. Qui potete ascoltare una delle sue opere, Dicono che sono pazzo: https://youtu.be/Ngo2Jsxt61s.
9.Come seguirvi, contattarvi, scambiare pareri con voi.
Siamo iperconnessi nella rete. Ci scrivete e noi rispondiamo. Siamo su Facebook, Instagram, Twitter ecco alcuni link dove potrete trovarci:
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10.La decima domanda, che mancava: “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.
D: Ultimamente il mondo sembra essere caduto una spirale di violenza, soffiano venti di guerra tra oriente e occidente. Secondo voi la musica può cambiare/salvare il mondo?
R: Ognuno di noi è quotidianamente in battaglia. Esistono diversi tipi di guerre, ad esempio esistono quelle personali che si combattono contro se stessi, i propri limiti, le proprie paure. Queste guerre potremmo definirle “positive”. Poi esistono guerre diverse, sono tante, troppe, nel mondo. Sono guerre negative, che non vorremmo mai combattere, ma che siamo costretti a subire per volontà di altri. Le “guerre negative” portano alla distruzione e alla morte, alcune hanno una portata territoriale limitata, altre, più pericolose, e hanno una portata imprevedibile. Queste “grandi guerre negative” sono quelle dove sventola la bandiera dell’odio e del pregiudizio, razziale, religioso, economico, politico. Paragonando tutto quello che accade nel mondo al gioco degli scacchi potremmo dire che le persone, il mondo in generale, sono la scacchiera dove le pedine, ossia coloro che muovono il gioco, decidono la nostra sorte. Le caselle sono in realtà tutte uguali, hanno la stessa forma, la grandezza dei lati è la stessa, cambia solo il loro colore e le pedine si muovono secondo un criterio preciso, bianco su nero, nero su bianco, seguendo regole predeterminate, ma se noi riuscissimo a porre fine davvero a queste differenze, al bianco e al nero allora le pedine non avrebbero più alcun riferimento per potersi muovere… diventeremmo noi padroni del gioco, padroni del mondo, un mondo dove tutti sarebbero uguali, senza differenza alcuna. Un mondo di pace e di bellezza. Per realizzare questo dobbiamo sforzarci di abbattere i muri della differenza e costruire nuovi ponti. La musica certamente è uno strumento eccezionale per ritrovare la bellezza perduta, essenziale per abbattere i muri e costruire nuovi ponti. Non è una cura ma certamente una risorsa da sfruttare per ritrovare la bellezza.
DORIANA TOZZI