1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.
Mi chiamo Andrea Morana, sono nato e cresciuto a Pisa e propongo un tipo di elettronica molto contaminata. Se dovessi inquadrare i generi in cui mi cimento direi downtempo e trip hop principalmente: sono generi “elettronici” che storicamente hanno visto un utilizzo massiccio di campionatori, integrando così, seppur processandoli e riorganizzandoli, inserti di strumenti più tradizionali, a mio parere “scaldando” l’animo spesso “freddo” dell’elettronica. Parlando di atmosfera e di mood, io voglio esplorare dimensioni intime, introspettive, a tinte scure e, perché no, energiche ed emozionali. Ultimamente poi ho trovato molta soddisfazione nel lo-fi hip hop, genere e fenomeno musicale che trovo affascinante oltre che rilassante… è un tipo di musica che compongo parallelamente a quella che è la mia proposta originaria e che condivide un certo tratto con altri generi come il chillout: è musica che non si ascolta, o almeno non con la testa; è un sottofondo, qualcosa che accompagna o detta un mood, è anonima ed è secondo me un fenomeno che rispecchia i tempi e in cui si identifica l’ascoltatore tipico. Per citare un po’ liberamente qualcuno di cui non ricordo il nome: “a una festa, se uno fa buona musica, la gente non ascolta. E se uno fa cattiva musica, la gente non parla”. Il lo-fi hip hop è così, non ascolti. Ma anche se non ascolti vuoi che la musica sia fatta bene, nella tua declinazione preferita, altrimenti non “balli” (in questo caso, non “studi”, considerato uno dei ben conosciuti scopi dei lunghi mix di musica lo-fi).
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?
Premetto che credo fermamente nella musica che faccio. Io e la mia musica ci troviamo qui ed ora per un motivo ben preciso, siamo il frutto di echi e riflessioni dal passato; io mi faccio carico di quello spirito di ricerca e scoperta condiviso dai miei predecessori e da chi verrà dopo. Il viaggio è appena cominciato, voglio sperimentare, andare avanti, toccare l’animo delle persone anche se solo per un istante, colpire con un’emozione. Il panorama musicale italiano ha bisogno di molto altro, ma non pretendo di fare la differenza per tutti. Cosa ci faccio qui, in ultima analisi? Sono spinto dalla pulsione creativa, da una passione indomabile e dalla voglia di condividere la mia avventura con altri artisti e con il pubblico.
3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?
Strano a dirsi ma il mio viaggio comincia negli anni 90 con una musicassetta dell’album Confusa e felice di Carmen Consoli (disco della madonna se mi passate il temine e non fate confusione con una grande icona d’oltreoceano), ascoltata con un lettore che mi è stato regalato per un compleanno. Quanto avrò avuto, 10-11 anni? Se ci vogliamo avvicinare di più alla meta, parliamo di Depeche Mode, Massive Attack, Portishead, Tricky, Radiohead. Ma tenete conto che durante la mia maturazione sotto l’influenza di questi artisti, sono stato esposto a grandi quantità di metalli pesanti, e tutt’ora sono innamorato dei generi più o meno estremi della musica metal. Non posso dire esattamente quale ruolo giochino nel risultato finale, ma sospetto che ci sia un contributo non trascurabile.
4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta.
Sicuramente Thoughts on the verge of fame. La voce di Martina Vivaldi si è intrecciata casualmente con la mia musica abbracciando perfettamente la mia vena più dark. Un brano oscuro, crepuscolare, che mi ricorda in qualche modo Frozen di Madonna. È un brano che ho caro anche perché è fedele a se stesso, alla proposta musicale di Runaway Horses. Lo considero “canonico”: un punto di partenza e di arrivo al sound e al mood che perseguo. Sulla performance di Martina voglio spendere due parole doverose: la sua voce mostra sempre un’incredibile versatilità e carattere, lei dà un’anima a ciò che interpreta. Quando penso a “Martina cantante” penso alla naturalezza con cui un pesce respira sott’acqua. Il testo (che trovate nella descrizione del video su YouTube) parla di una popstar nell’arco narrativo della sua carriera: il debutto, l’amore e la voluttà del pubblico, la fragilità, i passi falsi, lo scandalo, il “bruciarsi” consumata nello spietato business della musica.
Ecco il link per il brano, su youtube: https://youtu.be/csTQXjXkCd0.
5.Il disco che ti ha cambiato la vita.
Domanda cattivella: la musica è un viaggio fatto – sono d’accordo – di pietre miliari, di dischi che ti cambiano la vita, ma appunto… più d’uno. Ne citerò alcuni: Black Celebration dei Depeche Mode, Still life degli Opeth, Mezzanine dei Massive Attack. E poi sì, la succitata Carmen Consoli di Confusa e felice.
6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.
Parlerò per archetipi: il live più bello è quando al gruppo offrono la birra e la torta di compleanno; il live più brutto è quando sei alle prime armi, non hai provato molto i pezzi e nonostante il tuo bassista supertecnologico ti fornisca le “spie in cuffia” (roba da scienziati), tu ti dimentichi di accendere il dispositivo.
7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.
Ci sono locali a Pisa (troppo pochi, forse, per la relativamente grande affluenza di studenti universitari) che offrono buon intrattenimento, curati nell’impianto, dove lavorano fonici d’esperienza eccetera. Un palco secondo me molto buono da calcare sarebbe quello del Borderline, o quello dell’ex cinema Lumière. Però voglio dire che un limite di certi locali è che necessariamente non perdono mai di vista l’obiettivo commerciale: a fronte di una proposta di intrattenimento comunque di qualità finiscono per prendere decisioni sulla base del ritorno economico (“quanti paganti mi porta l’artista X se gli faccio fare serata?”). Su questo non metto bocca, anche perché di solito il compromesso è buono, uno va e sente buona musica. Però se mi sento in vena di scoperte e di chicche, se voglio vedere la passione, la nuova promessa di un gruppo emergente, io vado a un circolino ARCI. Tipo quello del quartiere del C.E.P. a Pisa.
8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.
Gli Eveline’s Dust con il loro progressive rock. Tutti musicisti preparatissimi e molto ispirati nei loro lavori e composizioni, tre album all’attivo. Li ho sempre ascoltati con piacere (e il loro bello è che nel loro caso vale anche per i non amanti del genere) e conosco fin da piccoli due dei membri, classe ’92 come me (canale youtube: https://www.youtube.com/channel/UCxHuqxWAKuPfyUpis8s7zhw).
Il Trio Cantagallo. Voce, chitarra, basso percussioni (cajon) in una formula vincente con repertorio jazz, swing, bossanova. Un sound molto fine e rilassante come la loro attitudine nei live (canale youtube: https://www.youtube.com/channel/UCt59aGbm6RyVnvE4dSi7JZg).
I Misfatti di Cronaca, gruppo alternative rock italiano in età universitaria. Promettenti (canale youtube: https://www.youtube.com/channel/UC8UXiCXqIFKjogMkagxdxWw).
9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.
Mi piace rispondere a tutti i fan, anche a domande tecniche di addetti ai lavori che vogliono scambiarsi dritte sulla composizione, mix, mastering, video editing… la mia pagina facebook, dove sono più attivo, è: https://www.facebook.com/Runawayhorsesmusic. Il mio canale youtube, la piattaforma che tengo più aggiornata con le nuove uscite, è: https://www.youtube.com/channel/UCa8_YmlqjTHujqwAwjK-UCA/ invece per gli amanti dell’amarcord, i miei lavori più datati si trovano su soundcloud, dove ho iniziato a pubblicare: https://soundcloud.com/user-716698592. Presto mi troverete anche sulle altre principali piattaforme di streaming.
10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.
Grazie per l’opportunità. Ce l’ho in serbo una domanda per me:
D: Quanto conta per Runaway Horses la parte grafica del progetto?
R: Moltissimo. È da quando ero piccolo che faccio musica, mentre è solo da un paio d’anni che ho cominciato a curare la parte grafica del progetto. Inizialmente si è trattato di ideare un logo, che devo all’amico Paolo Kosmas, successivamente altre componenti grafiche si sono aggiunte, come l’alfiere in copertina. Piano piano sono diventato consapevole della necessità di sfruttare il potere delle immagini, il mezzo grafico, per comunicare emozioni insieme alla musica. In generale coltivo un immaginario di simboli grafici o di atmosfere, luoghi fisici, oggetti, che impreziosiscono e accompagnano i miei brani. Non è la stessa cosa ascoltare un pezzo o vedere un videoclip, è come la notte col giorno. Le immagini ispirano la musica, la musica ispira le immagini, entrambe proiettano l’ascoltatore nel mondo che l’artista sta dipingendo. Parte estremamente gratificante della mia avventura è stata curare banner, volantini virtuali, copertine, fino al salto nel vuoto con i videoclip: il video musicale di Triangles Are Shapes, per esempio. Ricordo ancora quella primavera in cui ho dipinto su un foglio un triangolo e l’ho ripreso con un cellulare, e questo è stato l’inizio. Mai usato programmi di grafica, di editing video fino ad allora, ho imparato strada facendo. Mi voglio ripetere: è dannatamente divertente (frustrante solo di rado). Segnalo ovviamente anche il videoclip del singolo Pour Benzene into the Kids’ Pool. Più professionale? Più artistico, più “bello”? Certo, non a caso la sua produzione è stata affidata a Matteo Lasi e Andrea Vignali, professionisti del settore. Colgo l’occasione per ringraziare loro, le attrici nel video Giulia Grandi e Chiara Turelli e infine la famiglia Scattolin ed Elena Rossi per averci supportato fornendoci le località dove effettuare le riprese. Il video lo trovate qui su youtube:
DORIANA TOZZI