1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.
Sammy Osman, cantautore. La band è formata da artisti provenienti da i cinque angoli dell’Italia: Sicilia, Abruzzo, Friuli, Campania, Lombardia e pure Africa. Ci siamo incontrati a Bologna, dove c’è fermento: i locali fanno suonare, ci sono scuole di musica popolare e un conservatorio di jazz da cui proviene metà del gruppo. La musica che proponiamo attraversa il vastissimo regno della canzone d’autore. Nella canzone ci può stare tutto, è forse la forma d’arte più versatile del mondo.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?
Nell’era della società dei consumi, satura di prodotti e di offerte, i bisogni si creano. Di bevande gassate non c’è nessun bisogno reale, ma sono le più più vendute. Ad ogni modo, quando ho scelto di fare musica, non ho pensato tanto al panorama musicale italiano e alla logica commerciale della domanda e dell’offerta, quanto all’orizzonte esistenziale in generale. Per me la musica fa parte del culto della vita. Togliere la musica è come togliere il vino dalla tavola. La musica è poi nella sua essenza messaggio, e in quanto tale deve circolare, deve essere condivisa: perciò il disco e i concerti sono il percorso più naturale di chi sceglie di fare musica.
3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?
L’arrangiamento delle canzoni è opera di cinque, a volte sei teste diverse. Nel mare della nostra canzone confluiscono fiumi di sensibilità e di ascolti diversi, complementari e pure contrastanti, vista anche la differenza di età e di formazione. Ovviamente, se imposti De Andrè, Billie Holiday e Vinicius de Moraes, non ci trovi direttamente ma almeno non ti perdi. Se invece ti riferisci al testo, ai contenuti e alla forma della poesia, la situazione non si semplifica di molto. Per esempio, da una parte ci puoi trovare delle analogie con gli stornelli della musica popolare, come in uno dei pezzi più amati del nostro disco, I Moti di Milano; dall’altra ci puoi trovare la letteratura decadente di Oscar Wilde e Charles Baudelaire in questo nostro singolo quasi punk che è Salomè, che però si intreccia con la cronaca dei giornali.
4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta.
Salomè, che citavo prima, è una canzone dalla sonorità molto interessante, un po’ balkan, un po’ folk, un po’ rock. Spesso nella canzone contemporanea questa fusione è artificiosa e pesante, per non dire kitsch. Mi sembra che qui avvenga in modo genuino. A livello poetico, si tratta di un testo molto stratificato, che crea un parallelismo tra la storia biblica di Erode e la fanciulla Salomè da una parte, Berlusconi e Ruby dall’altra: https://www.youtube.com/watch?v=pFtFAXSHDd8.
5.Il disco che ti ha cambiato la vita.
Gli sconvolgimenti sono arrivati con i libri. Ma anche i dischi mi hanno influenzato assai. A sedici anni mi capitò in casa un disco di Schubert, una raccolta di canzoni intitolata Schwanengesangen, e fu uno shock a livello culturale; mentre a livello esistenziale tutto Bob Marley; a livello più strettamente musicale il disco più significativo per me è stato Calle Salud di Compay Segundo.
6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.
La band ha meno di un anno di vita, per quanto siano successe già molte cose, tra cui l’incontro con l’etichetta milanese Maciste Dischi e il nostro primo disco, Gerico. Di concerti ce ne sono stati parecchi, certo, in quest’anno. Il concerto di presentazione del disco all’Arteria di Bologna è stato molto bello: ciò che fa la differenza, spesso, è l’impianto che il locale ti mette a disposizione, e sicuramente quello dell’Arteria è tra i migliori di Bologna. C’era poi l’adrenalina del debutto ufficiale, nel mese di marzo così carico di elettricità, speranze e propositi.
La data più difficile è stata quella di Milano, al Cicco Simonetta, un locale molto bello per suonare, forse il palco migliore per il tipo di musica che facciamo. Ma quel giorno sembrava che avessimo tutti i pianeti contro, sin dalla mattina quando provammo più volte a partire da Bologna. Per mille ragioni che non sto qui a spiegare, eravamo sul punto di restare a casa e annullare il concerto; poi, nonostante la defezione del batterista ci decidemmo a salire sul furgone. Il viaggio fu lunghissimo. A Milano, dopo alcune ore perse a girare a vuoto per trovare il locale stavamo quasi per impazzire, alienati in un labirinto di grandi e piccole circonvallazioni, subdole zone a traffico limitato e parcheggi introvabili. Arrivammo con un ritardo mostruoso; ci trascinammo sul palco, con le ultime energie sopravvissute allo stress del traffico milanese. Ciononostante, fu poi un concerto meraviglioso.
7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.
Io sono andato molto poco ai concerti degli altri, ultimamente. Ad ogni modo, mi sembra che ormai i locali si assomiglino tutti. Sia per il cachet, sia per lo spazio dedicato alla musica. La differenza la fanno i centri sociali, che sono il luogo migliore per incontrarsi, hanno i palchi più grandi e il pubblico più attento. Menziono qui positivamente il Làbas di Bologna e Casaupa di Udine.
8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.
La migliore band emergente senza dubbio è la MrZombie Orchestra, che fanno jazz, elettro-liscio e post-folkrevival: https://mrzombieorchestra.wordpress.com/tag/mr-zombie-orchestra/.
Tra i cantautori, recentemente ho visto Gianluca Toni di Forlimpopoli, che mi è piaciuto molto e non ha niente da invidiare a Capossela: https://www.facebook.com/giacomotoni.novecentoband/about.
Infine, al loro terzo disco, sono gli Etnia SuperSantos, una band a cui piace molto la canzone ironica e dantescamente comica, hanno molto groove e molta poesia: https://www.facebook.com/etniasupersantos.
9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.
Per il momento ci trovi su facebook: https://www.facebook.com/sammy.osman.7?fref=ts.
10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.
D: Il prossimo disco come sarà?
R: In futuro mi piacerebbe registrare un disco in Africa, magari in Mali. Se riuscissi a portare la band a Bamako! Sento molto il richiamo del tamburo, della selva e della trance; ma allo stesso tempo mi piacerebbe portare tutto in un teatro. Non tanto per ambizione, ma per desiderio di bellezza.
DORIANA TOZZI