1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.
Mi chiamo Simone, sono umbro – etrusco per la precisione – e scrivo delle canzoni un po’ serie e un po’ buffe.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?
L’Italia ha bisogno (tra le altre mille cose) di chi scrive canzoni, più che di interpreti stagionali.
Sicuramente la mia presenza non è neanche percepita, ma anche solo arrivare a chi mi ascolta dal vivo e magari qualche giorno dopo mi scrive, è molto appagante per me.
3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?
Seconda stella a destra… no, più che Bennato mi sento sulla strada per Battiato, Dalla e Gaetano, mentre dei nuovi sono nello stesso quartiere di Alessandro Fiori.
4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta.
Come primo singolo ho scelto Betoniera (https://www.youtube.com/watch?v=0EJxp5eQUEk) che riassume bene lo stile di Simone Mi Odia, mentre il mio brano preferito del disco è Cuori Quadri Fiori Picche (https://www.youtube.com/watch?v=qAkOKFfOoOc) che rappresenta la direzione che ho preso per il futuro.
5.Il disco che ti ha cambiato la vita.
Anche se musicalmente sono cresciuto col punk, il grunge e l’art rock, direi che il più grande insegnamento melodico, armonico e nella scrittura dei testi l’ho ricevuto da La voce del padrone di Franco Battiato; lo ascolto ininterrottamente sin da bambino.
6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.
Per quanto facciamo anche qualche cover dal vivo, i concerti peggiori sono quando ti chiamano ignorando che comunque porti un progetto di canzoni originali, musica da ascolto insomma. Ricordo con particolare dispiacere un live in una specie di bar, dove scoprimmo di essere chiamati per fare da “stacchetto” alle uscite delle ballerine del ventre!
D’altro canto va bene quando la situazione è adeguata e il locale ha una buona comunicazione col suo pubblico, oppure quando capita di fare da spalla ad artisti con un pubblico vasto e consono al tuo progetto, come quando aprimmo a Dente all’Urban di Perugia, salvo poi trovare un tour-manager un po’ “freddino” (a cui dedicai la canzone Uno famoso, contenuta su Saturno).
7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.
In genere preferisco i locali più piccoli, io stesso ho gestito per qualche anno un circolo a Orvieto: il Magazzino Delle Idee. Ci sono altresì dei capannoni dove in cinque minuti spendi quaranta euro per tessera, concerto e drink, per vedere il live magari dritto dietro a una colonna… ma non ti farò i nomi.
Segnalo invece un avvenimento raro: alcuni coraggiosi amici hanno aperto un posto nuovo proprio a Orvieto, per disco e live, che si chiama Moody e a cui auguro lunga vita.
8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.
Senza vergogna cito l’altra mia band: i Petramante. Francesca è una delle penne più felici in giro, e non lo dico solo io, ma anche Paolo Benvegnù, che ci ha prodotto: https://www.youtube.com/watch?v=-Y-vSJWr5gY.
Sempre in aria di campanilismo, ho ascoltato recentemente il bel disco, sempre orvietano, de Les Cerveaux Maléfiques (http://www.rockit.it/lescerveauxmal/video/io-suono-la-trombetta/20842).
Mi piace infine citare la mia etichetta, La Fame Dischi, di casa a Perugia, che produce un sacco di bella roba www.famedischi.com.
9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.
Sul sito ufficiale ci sono tutti i link www.simonemiodia.com ma certamente siamo più attivi sul facebook della band dove trovate soprattutto foto delle grandi mangiate che ci facciamo in tour: www.facebook.com/simonemiodia.
10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.
D: Cosa ti manca per essere felice?
R: Suonare di più.
DORIANA TOZZI