Louise Banks, partendo dal ricordo della morte di sua figlia, persa a causa di una terribile malattia, racconta di come tutto per lei, e per il mondo intero, ha avuto inizio: un giorno sono arrivati “loro”, degli esseri alieni che a bordo di dodici navicelle spaziali sono giunti in dodici punti diversi della Terra. L’obiettivo principale della donna, una studiosa di lingue ingaggiata per decodificare il linguaggio di questi esseri, e di rimando dei vari governi del mondo, è capire lo scopo della loro venuta. Interrogandosi e interrogandoli per giungere alla risoluzione di questo quesito, Louise scoprirà che l’immedesimazione nell’altro può portare ad un grado inusitato di conoscenza e di consapevolezza di se stessi.
Prima del passo lungo e se vogliamo azzardato che Denis Villeneuve ha compiuto con Blade Runner 2049 (passo che ha dimostrato ancora una volta la potenza del suo talento e del suo sguardo cinematografico, non facendo rimpiangere l’esistenza di un sequel di una delle opere più importanti della storia del cinema in generale e della science fiction in particolare), c’è stato il “banco di prova” del film di fantascienza Arrival del 2016, banco di prova che straordinariamente ha costituito un pezzo fondamentale e imprescindibile della carriera del regista.
Film che smaccatamente e, guardandolo, dichiaratamente attinge atmosfere e sottotesti dal cinema di Christopher Nolan e Terrence Malick, Arrival, rimanendo elegantemente in equilibrio tra messa in scena minimale e toni dimessi del racconto, nonostante la sobrietà da cui è contrassegnato, ci restituisce una tripla soddisfazione, regalandoci uno “spettacolo” impareggiabile, risultando molto potente sia dal punto di vista visivo e stilistico in generale (bellissima anche la colonna sonora), sia dal punto di vista del coinvolgimento emotivo, con un crescendo che deflagra potentemente grazie ad una commovente agnizione finale, sia dal punto di vista concettuale, risultando a conti fatti uno dei film di fantascienza umanista più belli degli ultimi anni.
La bellezza di quest’opera, potentemente impressa nello sguardo della sua straordinaria interprete protagonista (una Amy Adams sempre più al centro di opere di grande spessore), risiede nei “quadri” che la compongono e la attraversano (le navicelle sospese tra terra e cielo, lo schermo di vetro dietro il quale gli alieni interagiscono con gli umani all’interno delle stesse, i disegni concentrici che utilizzano per comunicare le loro intenzioni, i ricordi di una vita e di una figlia costantemente presente nella mente della linguista), quadri che si imprimono nei nostri occhi con un effetto quasi ipnotizzante.
Come per ogni film di fantascienza con venature filosofiche che si rispetti, ovviamente anche Arrival utilizza l’“altro” per raccontare l’uomo e in questo caso si concentra sull’importanza della comunicazione (con se stessi in primis e con gli altri in seconda istanza), strumento che, se opportunamente utilizzato, si rivelerebbe molto più potente di qualsiasi arma, sia nel singolare (vedasi l’esperienza personale della protagonista), sia nell’universale (con riferimento ai rapporti intercorrenti tra le varie potenze mondiali).
A questo riguardo, escludendo gli “infantili” botta e risposta tra la linguista e l’altro protagonista (il fisico interpretato da Jeremy Renner), incentrati sull’eterna lotta tra “scienza” e “umanesimo”, risulta efficamente tradotta in immagini l’ipotesi di Sapir-Whorf, secondo la quale imparando una nuova lingua, si comincia a pensare e addirittura a sognare in questa lingua, raggiungendo un grado di immedesimazione tale da cominciare ad “essere” come coloro che la parlano. È un po’ quello che straordinariamente accade a Louise, in grado di essere al tempo stesso “domanda” e “risposta” rispetto a quella che sembra un velata invasione, ma a conti fatti risulta essere una vera e propria, reciproca, “immersione”.
Se non l’avete ancora visto, questo è un film assolutamente da non perdere. Se l’avete già visto, invece, è sicuramente l’ora di rivederlo.
Qui il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=IaUYPiTiMw8
ALESSANDRA CAVISI