1962: esce il film di Dino Risi Il sorpasso, con Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant e Catherine Spaak.
Pieno boom economico, epocali cambiamenti nella mentalità e nello stile di vita italico e il cinema, occhio attento come sempre, fotografa, focalizza, fa storia.
La trama della pellicola è piuttosto semplice e lineare: è Ferragosto, giorno che prima dello sviluppo economico passava poco osservato e che al contrario nei primi anni sessanta diventa il simbolo della voglia di effimero tanto da creare il vuoto cosmico in città. Si racconta infatti che Risi abbia girato a Roma praticamente all’alba per dare l’impressione di una città completamente deserta e con le saracinesche totalmente abbassate.
Il protagonista, Bruno Cortona, un faccendiere sbruffone, autentico feticcio degli pseudo imprenditori a caccia di denaro facile, è in città ma non vuol essere da meno dei suoi concittadini e decide di partire a bordo della sua magnifica Lancia decappottabile, più volte simbolica in quanto automobile-sogno concreto degli italiani non necessariamente “arrivati”, in quanto Lancia contrapposta alla più popolare Fiat e in quanto decappottabile, associata quindi a lusso e divertimento.
Il destino di Bruno si incrocia a quello di un timido studente rimasto a casa per preparare un esame. I due uomini rappresentano due diversi modi di essere: da una parte la spregiudicatezza della nuova Italia che persegue arricchimento facile senza moralità e dall’altra lo studio e la fede negli ideali di una vecchia mentalità sorpassata e destinata a perire.
L’incontro/scontro tra i due che a bordo dell’auto si muovono verso la terra delle vacanze, crea un originale road movie, una storia di formazione dove ognuno apprende dall’altro mantenendo apparentemente il proprio punto di vista.
Risi mostra un paese cambiato, libero come la adolescente figlia di Bruno interpretata da una splendida e giovanissima Catherine Spaak, ma sottolinea quella perdita dell’innocenza che se mal gestita rischia di portare al baratro. Il finale tragico e inatteso è una voluta metafora del futuro dell’Italia: uccidendo la vecchia mentalità sia pur inconsapevolmente il nuovo che avanza, forte ma impreparato rischia di cadere e di perdere le poche effimere vittorie.
Pellicola profetica, graffiante e amara, affidata allo straordinario talento di Gassman quarantenne e giunto alla maturità attoriale e ben supportato dal francese Trintignant e dal di lui doppiatore Paolo Ferrari.
Malgrado abbia abbondantemente superato i cinquant’anni dalla sua uscita sul grande schermo, il film è comunque attuale e moderno nel linguaggio e nelle interpretazioni, pur mostrando alcuni aspetti ormai desueti del nostro paese.
FRANCESCA BARILE