Pietro Zinni, professore universitario e ricercatore precario, quando scopre che il suo contratto non sarà rinnovato, decide di sintetizzare una molecola per creare una smart drug, una droga legale da smerciare per avere finalmente un’indipendenza economica. Per il suo nuovo progetto decide di rivolgersi ad alcuni ex colleghi che lo aiuteranno a mettere su una vera e propria banda. Ma, ovviamente, non tutto andrà per il verso giusto e presto quella che sembrerà un’attività molto remunerativa, verrà ostacolata da una concorrenza un po’ troppo agguerrita, dalla polizia e dai membri stessi della banda, non proprio avvezzi al crimine.
Sono passati sei anni dall’uscita del film d’esordio di Sydney Sibilia (adesso su Netflix con la sua ultima opera L’Incredibile Storia Dell’Isola Delle Rose), ma la sua commedia action non smette di intrattenere alla grande, risultando a conti fatti un tassello imprescindibile in quella che può essere considerata una vera e propria rinascita del cinema di genere italiano, rinverdito proprio grazie al lavoro di giovani registi che sono riusciti a regalarci un intrattenimento di qualità, senza dimenticare il divertimento e il gusto per la contaminazione e la citazione (e a questo giro abbiamo un pizzico di Breaking Bad, mescolato ad un po’ di Una Notte Da Leoni, ma non solo).
Non dimenticando mai di sottolineare intelligentemente l’italianità, anzi la romanità, dei suoi protagonisti, creando quindi una dimensione comica che richiama un po’ quella dei tempi d’oro del nostro cinema (a tratti rivediamo, con le dovute distanze, un po’ de I Soliti Ignoti), Smetto Quando Voglio va dritto come un treno, entusiasma e fa sorridere dal primo all’ultimo momento e, soprattutto, ci regala un parterre di personaggi interpretati straordinariamente da un cast corale, in cui nessuno primeggia e in cui ogni protagonista ha il giusto peso e la giusta misura all’interno del racconto (due latinisti di fama internazionale, un antropologo culturale, un chimico, un neurobiologo, un economista e un archeologo).
E mentre sorridiamo o ci fomentiamo per la parte action della storia, anch’essa ottimamente costruita, troviamo anche il tempo per riflettere sulla condizione della nostra società in cui ormai aver studiato non conta poi così tanto e in cui persone che hanno dedicato la propria vita all’università e alla ricerca, si ritrovano con un pugno di mosche, a volte costretti a subire umiliazioni di ogni tipo, quando non decidono di lasciare il nostro Paese. Il tutto raccontato con leggerezza e solo con una sottile vena polemica, che però non è la principale caratteristica di questo film, poi diventato trilogia (con due veri e propri midquel, piuttosto che sequel in senso stretto, che riprendono le fila della narrazione con una precisione millimetrica, restituendoci un prodotto in cui non solo c’è freschezza, originalità, ottima recitazione e apprezzabilissime scelte registiche, ma anche una sceneggiatura encomiabile che gioca bene con i registri del racconto e non si perde nemmeno per un secondo per strada).
Sono molte le battute e le gag che conquistano anche a successive visioni, rimanendo sempre irresistibili nella loro naturalezza, nonostante siano costruite per consegnarci la cialtroneria e la totale inadeguatezza al crimine di questa banda di menti eccelse, molto avvezza a costruire piani teorici complessi e geniali, ma poco encomiabile dal punto di vista pratico, quando si tratta di entrare in azione, inanellando una serie di disfatte rocambolesche, come da tipica commedia all’italiana che si rispetti. Un’iconicità che, nonostante si stia parlando di una trilogia molto recente, ha reso questo prodotto un vero e proprio “classico” dei nostri tempi, da vedere e rivedere, regalandoci sempre un intrattenimento di alto livello.
ALESSANDRA CAVISI